Come tu mi vuoi, la trasformazione di Cristiana Capotondi per il film

'Come tu mi vuoi' è la pellicola che gioca sulla dicotomia tra essere e apparire, tra bellezza e personalità. Una riflessione che porta avanti grazie alla presenza di una Cristiana Capotondi imbruttita appositamente per il film

Come tu mi vuoi, la trasformazione di Cristiana Capotondi per il film

Come tu mi vuoi è la commedia che segna il debutto alla regia del regista Volfango De Biasi, che utilizza il cliché del "brutto anatroccolo" per spingere a una riflessione sulla superficialità delle nuove generazioni e sul motto secondo il quale la vera bellezza è quella interiore. La pellicola va in onda questa sera alle 21.10 su La5.

Come tu mi vuoi, la trama

Giada (Cristiana Capotondi) è una ragazza con la testa sulle spalle: studiosa, lavoratrice instancabile, è anche un po' snob e si ritiene superiore alle altre persone che spendono del tempo ad apparire, invece che ad essere. Un'arroganza in parte giustificata dal fatto che Giada si vede passare avanti sempre ragazze più curate e meno vestite di lei, anche quando in ballo c'è il ruolo di assistente di un professore all'università. Riccardo (Nicolas Vaporidis) è invece un ragazzo viziato, che sembra non avere alcuna preoccupazione al mondo se non quella di fare festa insieme ai suoi amici, senza prendersi nessuna responsabilità e senza curarsi delle conseguenze delle sue azioni. Quando Giada si trova a dover dare ripetizioni a Riccardo non si aspetta minimamente che il ragazzo abbia fatto con gli amici una specie di scommessa sulla possibilità di avere delle ripetizioni gratis se riuscirà a portarsela a letto. Dopo aver fatto sesso, però, Giada si rende conto che Riccardo si vergogna di lei e per questo accetta l'aiuto di Fiamma (Giulia Steigerwalt), che trasforma il piccolo e brutto anattroccolo in una donna piena di fascino e carisma, davanti alla quale anche Riccardo fa cadere tutte le sue difese. Peccato che, per trasformarsi nella ragazza che Riccardo vuole, Giada sta in realtà tradendo e dimenticando se stessa.

La trasformazione di Cristiana Capotondi

Quando, nel 2007, Come tu mi vuoi è arrivato in sala, Cristiana Capotondi e Nicolas Vaporidis avevano già lavorato insieme nel primo capitolo di Notte prima degli esami, uscito nel 2006. Per Volfango De Biasi questo significava avere a che fare sul set con due attori che avevano già dimostrato di avere una buona chimica e che, in quel preciso momento storico del cinema italiano, erano entrambi sulla cresta dell'onda. La vera sfida, dunque, non era tanto contare sulla capacità dei due attori di trovare una sintonia per fingersi innamoratissimi: la vera sfida di Come tu mi vuoi era far sì che il pubblico credesse alla trasformazione del personaggio di Giada e per far sì che questo accadesse era necessario che Cristiana Capotondi risultasse diversa nelle due parti del film: doveva essere credibile sia come la Giada un po' snob e un po' eccentrica ma bruttina, sia come la Giada della rinascita, quella fatta di serate e abiti succinti. E, allo stesso tempo, doveva essere credibile anche l'arco narrativo legato al personaggio: dalla scalata all'Olimpo della bellezza, fino al precipitare nella scoperta e nella consapevolezza che svendersi per un bel viso non sempre è la soluzione adatta ai problemi quotidiani.

Dal punto di vista della sceneggiatura Come tu mi vuoi non rappresenta affatto una novità ed è molto legato - come ha più volte ammesso lo stesso regista - a tutto il filone dei film teen che arrivano dagli Stati Uniti, come Kiss Me ma anche come il più iconico Grease, dove il personaggio femminile inizia il suo percorso come "sfigata", per poi trasformarsi nella donna affascinante a cui l'eroe non sa resistere. Come tu mi vuoi, dunque, è un film che punta proprio su uno stereotipo cinematografico ben piantato nell'immaginario collettivo, che affonda le sue radici persino fino a La bella e la bestia e al suo messaggio: "Ma lei lo avvertì di non farsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore". Il personaggio di Giada rappresenta un po' la personificazione di questo messaggio: man mano che diventa più bella, Giada peggiora come personaggio: diventa una ladra per necessità (superflue), vive in base alle aspettative di Riccardo, tratta male gli amici, mette da parte gli studi e i suoi valori. Più bella diventa fuori, più marcia si fa dentro, finché non arriverà poi il momento epifanico tipico di queste storie. Ma proprio per rappresentare al meglio questa dicotomia che si muove nella coscienza della protagonista era necessario trovare un modo per trasformare Cristiana Capotondi in una donna sciatta e bruttina. Una trasformazione che prevedeva l'utilizzo di protesi, apparecchi e costumi che non valorizzavano la figura dell'attrice. Ed è la stessa Cristiana Capotondi, in un'intervista riportata da Movieplayer, a spiegare in cosa consisteva la sua trasformazione. Ha infatti raccontato: "Per diventare Giada mi sono state applicate delle bolle speciali in faccia, avevo un apparecchio che mi faceva le guance cicciotte e un tubo nel naso per farlo a palla.

" Una trasformazione che, ogni giorno, richiedeva due ore di trucco, che la Capotondi ha specificato essere lo stesso tempo che quotidianamente passava davanti allo specchio per "farmi carina", quasi a sottolineare in questo modo quanto l'aspetto fisico sia davvero di poco conto e che, di fatto, ci vuole lo stesso sforzo ad apparire bella o brutta, perché la vera differenza la fa il carattere e la personalità.

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