Luciano Gandini
Non siamo al parco divertimenti, né tanto meno ai giardini pubblici, ma è sempre più frequente incontrare nonni con nipotini o intere famiglie. Siamo sopra il torrente Polcevera, ma non è il corso d'acqua l'oggetto della curiosità dei più piccoli. Anzi, di acqua ce n'è ben poca e di spazzatura tanta. Per non parlare delle carcasse delle macchine abbandonate nei dintorni. La vera attrazione di una tale e insolita affluenza per una zona fatta di fabbriche, capannoni, uffici e grandi attività commerciali, sono i cinghiali, che scendono dai boschi e a pochi passi dall'area di Campi scorrazzano indisturbati. E si moltiplicano. Sono le decine di «cuccioli», infatti, ad intenerire nonostante che gli animali in sé non destino propriamente sentimenti romantici o particolari emozioni. Effettivamente suscitano tenerezza i piccoli cinghialini, dal manto bruno chiaro e striati longitudinalmente. E i ponti sul torrente Polcevera offrono l'occasione per poterli osservare bene in tutta sicurezza mentre dormono al riparo della mamma o mentre passeggiano alla ricerca di un po' d'ombra.
D'altronde è lo stesso nome «Polcevera» a richiamare la presenza di questi animali: il torrente che nasce dalla confluenza del Riccò e del Rio Verde a Pontedecimo era anticamente chiamato Procobera, Porcobera o Porcifera proprio per la presenza di allevamenti di maiali e di cinghiali. Ma bisogna affrettarsi. In cinque mesi, infatti, i piccoli perdono tutte queste caratteristiche, diventano adulti da un centinaio di chili e più adatti allo stomaco di Obelix che agli occhi dei bambini. Può apparire soprendente che insieme a queste numerosissime famiglie di cinghiali convivano pacificamente Germani Reali, Aironi, Ibis e volatili assortiti. Dalla sala operativa del Comando del Corpo Forestale fanno sapere, però, che è da evitare assolutamente portare da loro cibo.
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