Ciocchetti: «Accordi disattesi per gli equilibri nella giunta»

Ciocchetti: «Accordi disattesi per gli equilibri nella giunta»

Dice no sia all’ago che al filo, rifiuta persino una toppa da sistemare di traverso, alla meno peggio: «Non mi risulta che sia in corso alcun lavoro di ricucitura tra Udc e Renata Polverini». Al massimo ci vede un bel piccone di mezzo, tenuto però in mano dalla nuova presidente della Regione Lazio: «C’è stata la scelta di rompere col nostro partito non rispettando i patti presi durante e dopo la campagna elettorale».
Il segretario regionale dell’Udc Luciano Ciocchetti ieri ha interrotto il silenzio per spargere liquido infiammabile, unendosi al coro di brontolii e alla galleria di musi lunghi dei suoi, che si aspettavano una fetta consistente nella torta della giunta. Eppure guai a fermarsi alle apparenze, la differenza la fanno le sfumature: Ciocchetti parla di accordi presi dalla Polverini «in tre incontri con Lorenzo Cesa e Pier Ferdinando Casini»; ragiona in negativo, per difetto: «Al tavolo delle trattative non ho partecipato io»; è generoso con i dettagli: «L’ho sentita solo domenica scorsa, dopo tre settimane». A essere maliziosi sembra quasi che voglia chiamarsi fuori dal polverone, rivendicando un’autonomia di giudizio, e di movimento. Un atteggiamento che anzi, nessuno può dirlo, potrà tornare utile in futuro, durante il soffio di venti più pacati, meno burrascosi.
Certo, poi Ciocchetti la miccia la innesca. Parla di «tradimento ai 150 mila elettori che sono in agitazione» e ringhia: «Se loro pensano di essere così forti da governare con solo tre consiglieri di differenza e con un malessere che sarebbe il caso di registrare nella pattuglia degli eletti si caricano di una responsabilità di ingovernabilità. È normale che gli accordi si possano ridiscutere ma con la possibilità di dialogare che qui non c’è stata». Entra nel merito, pallottoliere alla mano: «La presidente, assieme al sindaco Alemanno, afferma che sono stati lasciati dei posti: vorrei sottolineare che sono attribuibili solo a donne, perché non è possibile più mettere alcun uomo nella giunta. In più mi sembra che le deleghe siano state quasi tutte assegnate. Se pensano di ricucire lo strappo assegnando all’Udc solo qualche presidente di commissione sono fuori strada». L’odore è di minestra riscaldata troppo a lungo. Sembra un canovaccio inevitabile, da agitare in aria per spirito di corpo.

Se l’ago e il filo possono ancora avere un senso, se una toppa da qualche parte la si può mettere, lo dirà la riunione con i dirigenti del Lazio convocata da Cesa per venerdì. Sarebbe intelligente, in quella sede, chiedersi a chi davvero può giovare l’appoggio esterno - leggasi verosimile guerriglia - alla giunta Polverini.

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