Cioccolatini, semi e olio: la canapa nel piatto non è fumo (ed è legale)

Rivalutata per le sue mille virtù è diventata un superfood di moda. Boom di negozi anche in Italia

Cioccolatini, semi e olio: la canapa nel piatto non è fumo (ed è  legale)

Canapa, pianta antichissima e tuttofare, sempre molto stigmatizzata e di cui recentemente ne sono state rivalutate le mille virtù, dall'uso industriale a quello alimentare e cosmetico. I semi di canapa e l'olio di Cbd, il cannabidiolo non psicoattivo ricavato dall'infiorescenza, sono i nuovi superfood di moda. Nella New York underground sono nati party con cene a base di cannabis. Come racconta The New Yorker, Miguel Trinidad, proprietario di due ristoranti filippini nel East Village, ogni tre mesi circa organizza serate a tema solo su invito, in cui il cibo è cucinato con la marijuana. Dalle cruditè al vitello tonnato, i suoi piatti in realtà vanno oltre la legalità perché contengono anche dosi di Thc, ovvero lo stupefacente che, a New York a differenza di altri stati americani, non è permesso per uso alimentare. Come in California, ad esempio, dove si possono assaggiare i cioccolatini con Thc della chef Vanessa Lavorato. In Italia c'è il boom di grow-shop che vendono la cannabis light, ne ha aperto uno anche il rapper J-Ax, insieme al fratello Grido e al collega Takagis, si chiama «Mr Nice» e si trova in via Bertini 1 a Milano. Ma, nonostante il giro d'affari in forte crescita, dal punto di vista normativo le cose non sono per niente chiare. Il Consiglio superiore di sanità ha espresso parere negativo e chiede che siano messe in atto delle misure preventive che non ne consentano la libera vendita visto che non ci sono ancora studi che escludono l'effetto negativo del consumo su alcune categorie di persone come anziani e donne incinte. Il boom che dal 2016 a oggi è stato inarrestabile ha tratto vantaggio da un silenzio legislativo. «Il mondo della canapa è diventato trendy, ma vige ancora il farwest. La legge 242 del 2016 è finalizzata alla tutela della produzione e della filiera agroalimentare della canapa, fatta con sementi che rientrano tra le varietà certificate dalla direttiva dell'Unione Europea del 2002. Il limite di Thc, il principio psicoattivo, previsto dalla legge è dello 0,2% ma c'è una tollerabilità fino allo 0,6%. Per qualcuno i limiti valgono solo per i coltivatori perché la legge non regolamenta in modo specifico i commercianti, ma in realtà l'attività commerciale è presente già nel momento in cui si prevedono le destinazioni delle produzioni, quindi un prodotto garantito all'origine lo è anche per il prodotto finito. Ecco perché è importante per i commercianti farsi rilasciare sempre le certificazioni da parte dei produttori», spiega Carlo Alberto Zaina, avvocato che abbiamo incontrato durante il 4.20 Hemp Fest 2018, la fiera internazionale dedicata alla canapa che si è tenuta agli East End Studio di Milano. «Nelle destinazioni d'uso non è stato pensato che la canapa potesse essere usata anche per forme ricreative, però visto che la legge non lo vieta esplicitamente, potrebbe essere ammissibile».

Ma l'uso della canapa va ben al di là di quello ludico-ricreativo. Christoph Kirchler di Ecopassion, Sistema canapa Alto Adige, ha iniziato in ambito edilizio, fabbricando mattoni in calce e canapa e costruendo case a Km0 grazie alle coltivazioni in loco. «Abbiamo seminato il primo campo nel 2014 e da lì ci siamo resi conto che la pianta di canapa andava sfruttata nella sua interezza afferma Kirchler così abbiamo allargato la produzione all'olio e creato delle partnership con diverse aziende in Alto Adige per altre tipologie di prodotti come la pasta e il cioccolato. In ambito cosmetico collaboriamo con la ditta Cannacura che oltre all'olio di semi di canapa, usa le infiorescenze ricche di cannabinoidi». Anche per il settore alimentare e cosmetico la normativa non è del tutto definita. Secondo una certa interpretazione, infatti, il Cbd, dalle proprietà rilassanti e antinfiammatorie, non potrebbe essere impiegato in modo isolato in ambito alimentare perché rientrerebbe tra i cosiddetti novel food, ovvero i cibi nuovi che non venivano consumati prima del 15 maggio 1997, e quindi avrebbe bisogno di autorizzazioni diverse.

Secondo un'altra impostazione, invece, il Cbd, quale parte integrante della canapa, è esistente in natura da migliaia di anni e quindi non rientrerebbe nella categoria dei novel food. «Noi parliamo sempre del fitocomplesso di cannabinoidi, ce ne sono circa 140 conosciuti, e che oltre al Cbd e al cannabigerolo comprende anche flavonoidi e terpeni per ottenere l'effetto entourage, ovvero l'estratto vegetale completo che apporta benefici maggiori rispetto al Cbd puro isolato», aggiunge Kirchler. I cannabinoidi, infatti, attivano dei neurotrasmettitori che a loro volta stimolano il Sistema endocannabinoide (ECS), uno dei più importanti del corpo umano per la regolazione di alcuni processi vitali come l'appetito, il sonno, l'umore e le funzioni sessuali.

La canapa contiene tutti gli 8 amminoacidi essenziali, acidi grassi polinsaturi Omega 6 e Omega 3 - in un rapporto 3 a 1 che è quello ottimale per il buon funzionamento dell'organismo-, edestina, minerali, vitamina A, B, D e vitamina E. Insomma, chiamatela superfood, se lo merita.

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