Case green, cosa prevedono i diktat dell'Ue

Anche se servono ancora un paio di step, si avvicina sempre di più l'approvazione definitiva per la transizione energetica delle case di tutta Europa: ecco i paletti Ue e la stangata in arrivo per il nostro Paese

Case green, cosa prevedono i diktat dell'Ue

La stangata dell'Ue sulle case green è servita: la Commissione per Industria, ricerca, energia (Itre) ha approvato la direttiva pochi giorni fa come abbiamo visto sulle pagine del Giornale. Anche se l'iter prevede altri step che saranno fissati in primavera, si sta andando verso un cambiamento radicale delle abitazioni entro il 2030, pena numerose e salate multe.

Le regole imposte dall'Ue

Innanzitutto, entro sette anni (e qualche mese) tutte le abitazioni con classi energetiche "F" e "G" dovranno necessariamente passare alla lettera "E" che ha consumi medi compresi tra 91 e 120 kWh per ogni metro quadrato. A questa spesa si dovrà aggiungere un ulteriore salasso nel giro dei successivi tre anni (2030-2033) per passare alla classe "D": si procederà in questo modo per far sì che nel 2050 si arrivi alla tanto famigerata soglia delle "zero emissioni". Quali sono però gli immobili che dovranno applicare questa direttiva? Tutti gli edifici "a scopo residenziale" ma anche i non residenziali statali che dovranno anticipare i tempi per la classe "E" al 2027 e la "D" al 2030.

Cosa succede all'Italia

MutuiOnline ha stimato che dovranno essere messi in regola il 78% degli immobili (9,8 milioni) che si trovano già in classe "E" ma che dovranno comunque passare a quella successiva. E che quelli messi ancora peggio sono ben 27 milioni di abitazioni residenziali (oggi in classi "F" e "G"). Come spiega il Corriere, la spesa ad abitazione sarà pari a circa 20mila euro per un giro d'affari mostruoso e stimato in circa 540 miliardi di euro. "Il governo Meloni può ancora intervenire per scongiurare gli effetti disastrosi che l’approvazione definitiva di questo provvedimento avrebbe per l’Italia", ha dichiarato recentemente il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.

Quello che vuole l'Ue, però, è impossibile da raggiungere se non in 630 anni per la classe "E" e 3.800 anni per la "D" secondo i numeri dell'Ance (Associazione nazionale costruttori edili). L'esperienza ce l'ha insegnata il Superbonus 110% che ha consentito lavori soltanto per 290mila abitazioni l'anno con tutte le problematiche connesse ai vari rallentamenti, figurarsi se possa essere fattibile per milioni di abitazioni. E poi, un'altra spada di Damocle per il nostro Paese è rappresentata dalla differenza delle nostri classe energetiche con quelle volute dalla Commissione visto che ogni Paese ha una scala propria che può variare e differire da altre nazioni. Per questo motivo si attende anche una visione uniforme di tutti gli Stati membri tra gli estremi compresi con "A" (zero emissioni) e "G" le abitazioni con peggiori prestazioni energetiche.

Gli edifici esonerati

Un sospiro di sollievo da questa corsa alla transizione energetica delle case potranno tirarlo soltanto alcuni edifici esonerati dall'efficientamento a tutti i costi: si tratta di quelli considerati di "pregio artistico e storico", i luoghi di culto, tutte le seconde case e quelle che non raggiungono i 50 metri quadrati. L'Ue ha stabilito che ogni nazione potrà esentare anche immobili che rientrano nell'edilizia residenziale sociale se saranno necessari aumenti del costo degli affitti.

Ogni nazione potrà poi presentare una precisa richiesta che impedisce lo step energetico motivando in maniera valida e oggettiva il perché dell'impossibilità pur dovendo raggiungere il livello più elevato possibile. E i soldi per tutte queste opere grandiose? Anche qui c'è la mazzata: il sostegno sarà diviso al 50% per ogni singolo Paese e per l'altra metà sarà fornito dall'Ue.

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