Banco Bpm risponde punto per punto e a muso duro all’offerta di Unicredit. In mattinata, infatti, si è riunito il consiglio d’amministrazione della banca guidata da Giuseppe Castagna che, giocoforza, ha avuto tra i primi punti all’ordine del giorno l’offerta pubblica di scambio da 10,1 miliardi lanciata ieri da Unicredit sull’istituto lombardo. L’esame del board ha poi prodotto un comunicato di risposta, il primo dopo un giorno e mezzo di silenzio: “Si precisa che l'offerta non è stata in alcun modo preventivamente concordata con la banca”, si legge sulla nota. Il Cda ha respinto all’unanimità la proposta ostile la quale “indica un corrispettivo unitario - interamente in azioni - che riflette un premio dello 0,5% rispetto al prezzo ufficiale”, condizioni ritenute “del tutto inusuali per operazioni di questa tipologia, e, nell’opinione del Consiglio di amministrazione, non riflettono in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti di Banco Bpm”.
L’incognita su sinergie e posti di lavoro
Come in una perfetta guerra psicologica, inoltre, Bpm va a passare in rassegna tutti i tasti dolenti del piano presentato da Unicredit. In particolare, la lingua batte sulle previste sinergie di costi per 900 milioni, che “destano forti preoccupazioni sulle prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale”. Insomma, secondo l’istituto di Castagna, dietro quei numeri si celano drastici cali della forza lavoro: “Peraltro tali sinergie, al pari di quelle di ricavo”, continua Bpm, “non sono per nulla valorizzate nelle condizioni dell’offerta”.
Bpm: mani legate su Anima e Mps
C’è poi un altro aspetto che ha scatenato le rimostranze dell’istituto guidato da Castagna, informato con una telefonata la sera prima da Andrea Orcel della mossa in arrivo all’alba di lunedì: l’offerta “comporta l’effetto di assoggettare la banca alla passivity rule”. Quest’ultima, infatti, è una normativa che vincola la banca oggetto di Ops od Opa a non mettere in atto azioni difensive per scongiurare offerte e scalate esterne. Aspetto, quest’ultimo, che limita non poco il management di Bpm anche per operazioni già imbastite come l’acquisizione di Anima (sotto Opa proprio del Bpm) e la quota rilevata in Mps: “la flessibilità strategica del gruppo, in particolare con riferimento alle condizioni dell’offerta pubblica di acquisto promossa lo scorso 6 novembre da Banco Bpm Vita, sulla totalità delle azioni Anima Holding e al recente investimento da parte della Banca nel capitale sociale di Banca Monte dei Paschi di Siena, determinandosi così un quadro di elevata incertezza”. In pratica, in ossequio alla normativa, il cda non potrebbe alzare in autonomia il prezzo su Anima né dare corso ad acquisti su Mps più grandi del 5% già previsto.
Amundi penalizzata in Borsa
Proprio il tema dell’incertezza, che in seguito all’ops di Unicredit si è venuto a creare nel contesto del credito italiano, ha spinto gli analisti di JP Morgan ad apportare un downgrade su Amundi, casa di fondi francese di proprietà del Credit Agricole (azionista del Bpm con 9,2%) che ha un accordo di distribuzione con Unicredit. Dovesse crearsi un contrasto con casus belli Bpm, questo potrebbe causare danni alla collaborazione tra gli istituti.
Per questo la casa d’investimenti americana ha fatto passare il suo giudizio da “sovrappesare” (quindi comprare Amundi in Borsa) a “neutrale”. Questo ha portato il titolo del gestore di fondi (il principale in Europa) ad accusare a metà seduta una flessione del 4,5% a 60,65 euro. Mentre il Credit Agricole cede l’1,5%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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