Concordato, mossa di Leo per spingere le adesioni

Il Fisco invia 2,2 milioni di lettere con un chiaro messaggio: per i “furbetti” è l’ultima chance

Concordato, mossa di Leo per spingere le adesioni
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Con oltre due milioni di lettere inviate il Fisco tenta di convincere i contribuenti a entrare nel sistema del concordato preventivo biennale. La misura, che scadrà il 12 dicembre, si rivolge a 2,2 milioni di partite Iva soggette agli Isa (Indicatori sintetici di affidabilità) che non hanno aderito entro la precedente scadenza del 31 ottobre. Tra queste, circa un milione sono etichettate come «finti poveri», ha spiegato Il Sole 24 Ore. Si tratta di partite Iva che dichiarano redditi inferiori ai 15mila euro annui ma che spesso sostengono spese per stipendi dei dipendenti ben superiori, intorno ai 20mila euro. Un’incongruenza che ha attirato l’attenzione del Fisco e che potrebbe condurre molti di questi soggetti nelle liste di controllo della nuova task force composta da Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Sogei.

La strategia adottata punta sul dialogo e sulla collaborazione, come sottolineato dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo. «Il concordato è un nuovo modo di approcciarsi tra Fisco e contribuente», ha rilevato aggiungendo che «vogliamo fare in modo che si allineino con parametri derivati dall’uso della tecnologia, non campati in aria». Chi aderisce al concordato avrà l’accesso a benefici come la sanatoria per i periodi d’imposta dal 2018 al 2022, con imposte sostitutive a aliquote ridotte. Questa politica, che si affianca all’invio delle lettere di compliance, punta a sanare discrepanze nei dati dichiarati rispetto a quelli rilevati dalle banche dati fiscali. Le lettere di compliance non solo evidenziano le anomalie, ma offrono una via per correggere errori e incentivano la regolarizzazione preventiva.

Si tratta, secondo il viceministro Leo, di un passaggio fondamentale per recuperare risorse da destinare al ceto medio, colpito da un carico fiscale troppo elevato. «D’accordo con tutte le forze di maggioranza vedremo di metterle a servizio di soggetti del cosiddetto ceto medio», ha sottolineato ieri ricordando che oggi «coloro che hanno un reddito tra 35mila e 50mila, fino a 60mila euro oggi, per effetto, del carico fiscale, ne hanno dei malefici» e l’intento del governo è indirizzare il gettito «verso questo obiettivo». Servono almeno 2,5 miliardi dei quali 1,3 miliardi sono praticamente già in cassa con l’esito della prima fase del concordato al 31 ottobre.

Un aspetto critico, infatti, riguarda i contribuenti che, pur dichiarando redditi molto bassi, mostrano un tenore di vita o spese d’impresa sproporzionate. La Guardia di Finanza ha evidenziato discrepanze clamorose, come aziende che dichiarano perdite ma sostengono spese per sedi di pregio o per dipendenti. Queste anomalie vengono ora analizzate con strumenti avanzati, tra cui algoritmi di intelligenza artificiale. Parallelamente, le indagini del 2024 hanno rivelato 1,2 miliardi di imposte evase attraverso strategie come la sovrastima dei costi o l’omissione di redditi. Tra i casi più emblematici, officine auto che omettono i rimborsi assicurativi nei redditi dichiarati o rappresentanti di commercio che contabilizzano solo una parte dei compensi. Tali incongruenze, nonostante alti punteggi di affidabilità Isa, hanno permesso al Fisco di ricostruire i redditi in modo analitico e recuperare l’imposta evasa.

La nuova strategia del Fisco non è

punitiva, ma mira a instaurare fiducia tra contribuenti e amministrazione, con un focus sull’adempimento spontaneo. «Il nostro messaggio è chiaro: mettersi in regola oggi per non avere problemi domani», ha concluso Leo.

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