I punti chiave
Il governo Meloni e la maggioranza parlamentare di centrodestra stanno studiando le possibili modifiche da apportare al decreto Lavoro che, in questo momento, è all’esame della commissione Affari sociali del Senato prima di essere convertito in legge. In particolare, l’attenzione è puntata sui cosiddetti fringe benefit, ossia quei compensi erogati non in forma di denaro, bensì concessi grazie a beni e servizi che vengono garantiti dalle aziende ai loro dipendenti. Il welfare aziendale non è costituito solo dalla vettura garantita al lavoratore, ma da tante altre opportunità.
I fringe benefit
Questi tipi di incentivi, come emerge da una ricerca dell’Osservatorio Welfare di Edenred sono sempre più graditi dai dipendenti ed è per questo motivo che il governo intende puntarci in maniera consistente. In termini concreti l’obiettivo sarebbe quello di alzare il limite di esenzione fiscale per i fringe benefit a mille euro per tutti, con l'incremento di un bonus figli da 660 euro per un massimo di tre bimbi o bimbe. Quindi, come riporta il quotidiano Il Messaggero, il centrodestra avrà molta cura nella gestione dei fringe benefit, soprattutto per ciò che riguarda le spese mediche, gli abbonamenti ai trasporti pubblici, l’acquisto di elettrodomestici e il pagamento delle bollette di energia elettrica e gas.
La copertura finanziaria
Con i nuovi provvedimenti, qualora si riuscisse a trovare la quadra, i fringe benefit salirebbero a 1.660 euro per chi ha un figlio a carico, arrivando alla considerevole cifra di 2.980 euro per chi, invece, di figli ne ha tre, ovvero il tetto massimo per gli incentivi. Il problema per il governo resta, però, quello della copertura finanziaria. Dove trovare i soldi necessari per rendere operativa la misura? Una scelta del genere costerebbe circa 250milioni di euro, mentre il decreto prevede solamente 142 milioni di euro. Resta da colmare un buco di 108 milioni di euro, su cui maggioranza e consiglio dei ministri stanno lavorando.
Lo smart working
Sempre in tema di lavoro alcune decisioni vanno assunte anche per quanto riguarda lo smart working. Se non si interviene per tempo questa forma di occupazione a distanza, che è risultata molto utile non solo durante il lockdown, verrà meno. Il 30 giugno non sarà più in vigore. Il governo sembra sia intenzionato a prorogare lo smart working solo per i lavoratori appartenenti alle categorie fragili escludendo i genitori con figli che hanno meno di 14 anni.
Anche in questo caso, però, c’è da trovare i soldi per finanziare la misura. La spesa da effettuare sarebbe di circa 30 milioni di euro. "Ho sempre sostenuto che il lavoro agile rappresenti un importante strumento e non vedo perché non possa essere in grado di funzionare anche nella Pa. Per evitare il racconto del lavoro agile come una sorta di semi-vacanza, serve però una vera e propria rivoluzione culturale, oltre che organizzativa, in grado di rendere lo smart working pienamente efficace, per non pregiudicare i servizi erogati a cittadini e imprese".
Lo ha dichiarato, sempre al Messaggero, il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, in merito alla scadenza il 30 giugno della proroga dello smart working per i dipendenti privati con
figli under 14 e per i fragili. Intanto, è corsa contro il tempo per approvare il testo del decreto Lavoro entro fine settimana, poiché il documento è atteso in Senato per la discussione non più tardi di mercoledì 14 giugno.
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