Uno dei primi pensieri che viene in mente quando si parla di eredità è quello del peso della tassa di successione da versare per poter entrare in possesso di un patrimonio.
Nonostante che l'imposta in determinati casi sia obbligatoria, è comunque possibile usare una serie di accorgimenti completamente legali per ridurre la sua portata, ma affinché ciò accada è necessario che il testatore e l'erede, o gli eredi, si muovano per tempo.
Nel momento in cui, col decesso del "de cuius", si apre la successione, gli eredi devono presentare l'apposita dichiarazione all'Agenzia delle Entrate, attendendo che venga fatto il calcolo della tassa da versare per procedere legalmente al trasferimento dei beni agli aventi diritto. Bisogna tuttavia premettere che il tributo non va versato in ogni circostanza: gli eredi in linea retta non hanno infatti l'obbligo di pagare la tassa di successione nel caso in cui il patrimonio del "de cuius" sia inferiore ai 100mila euro o qualora non includa diritti su beni immobili.
Una volta fatta questa doverosa premessa, si può affermare quindi che in tutti gli altri casi l'imposta va pagata, anche se esistono dei metodi legali per ridurla in modo significativo. Questi procedimenti, tuttavia, devono essere avviati dallo stesso "de cuius" quando è ancora in vita, per cui serve una pianificazione.
Il primo metodo è quello di scegliere la donazione con riserva di usufrutto (articolo796 del codice civile). Così facendo, il testatore trasferisce solo la nuda proprietà ai suoi eredi, mantenendo per sé il diritto di usufrutto di un immobile: potrà quindi beneficiare direttamente di esso o godere dei suoi frutti, come ad esempio avviene in caso di affitto, fino al suo decesso. L'escamotage permette di ridurre il peso della tassa di successione dal momento che essa verrà calcolata sul valore della nuda proprietà e non su quello intero dell'immobile.
Altro metodo è quello di effettuare la cointestazione del proprio conto corrente con gli eredi, e questo semplicemente per il fatto che in casi del genere il deposito intestato anche a figli, coniuge o fratelli si considera appartenente a tutti in parti uguali. Dopo la morte di uno degli intestatari, l'imposta viene calcolata solo sulla quota riferibile al defunto e non su tutto il deposito. Una soluzione comoda, ma da prendere con attenzione e solo nella certezza che tutti i cointerstatari siano persone degne di assoluta fiducia.
Un altro escamotage è quello di sottoscrivere una polizza sulla vita, per la quale il "de cuius" deve versare periodicamente dei premi assicurativi. Alla sua morte, la compagnia assicurativa verserà ai beneficiari le somme di denaro previste: così facendo si esclude dal patrimonio ereditario colpito dalla tassazione il totale versato per la polizza.
Ultima possibilità per il testatore è quella di acquistare strumenti finanziari, molti dei quali non risultano soggetti a tassazione: rientrano nell'annovero i titoli di Stato
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