Sembrava collocato nella memoria di qualche lettura ottocentesca, mentre invece - a sentire qualche osservatore attento del mercato del credito - c’è chi torna al pegno come modalità per ottenere piccoli finanziamenti di rapido incasso. Si stima un mercato di 800 milioni di euro in Italia. In crescita.
Da un lato la tendenza sempre più forte a “spossessarsi” di beni considerati “cedibili” - in testa a tutto le app di vendita di cose vecchie e usate, per togliere inutili ingombri nell’armadio e per aggiungere qualche euro nel portafoglio - dall’altro la necessità di piccoli prestiti da ottenere in tempo rapido, senza dover esibire garanzie (dalla busta paga in su). Ormai sono sempre più numerose le banche (anche quelle tradizionali) a praticare il credito su pegno, una forma di finanziamento rapido che può avvenire anche con la copertura delle blockchain, senza doversi mostrare in luoghi in cui si viene guardati come coloro che non hanno soldi.
Ma cos'è un credito su pegno? Si tratta di una forma di credito piuttosto datata. Origini millenarie in Cina, pratica usata anche durante l’Impero Romano, riconosciuta e codificata nel sedicesimo secolo in alternativa “nobile” alle deprecabili forme di usura.
Iniziamo a distinguere il pegno dall’ipoteca.
Oggetto: il pegno può avere ad oggetto solo beni mobili, universalità di mobili o crediti, mentre l’ipoteca è principalmente su beni immobili.
Possesso del bene: nel pegno possessorio il creditore (o un custode) acquista il possesso del bene, mentre nell’ipoteca il debitore lo conserva.
Come chiarisce il Codice civile (art.182): “Sono beni immobili il suolo, le sorgenti e i corsi d’acqua, gli alberi, gli edifici e le altre costruzioni, anche se unite al suolo a scopo transitorio, e in genere tutto ciò che naturalmente o artificialmente è incorporato al suolo. Sono reputati immobili i mulini, i bagni e gli altri edifici galleggianti quando sono saldamente assicurati alla riva o all’alveo e sono destinati a esserlo in modo permanente per la loro utilizzazione. Sono mobili tutti gli altri beni”.
Quindi il finanziamento che si ottiene dal pegno riguarda un bene mobile (di valore: gioielli, orologi, gemme, ma anche pellicce), il cui valore viene peritato e condiviso. Il bene viene portato “in pegno” presso un istituto di credito. Quest’ultimo eroga la somma corrispondente al valore dell’oggetto in liquidità. Una volta che il richiedente avrà restituito l’intera somma, rateizzata e con interessi, l’oggetto tornerà in suo possesso.
Si tratta, data la natura del finanziamento, di crediti solitamente dal modesto importo. Questo, perché in media si tende a presentare come oggetti di pegno oggetti di valore contenuto. Del resto, si tratta di un credito utilizzato per urgenze immediate di liquidità. E l’orizzonte temporale è quasi sempre inferiore a un anno (più spesso da 3 a 6 mesi).
Un bene in garanzia
Il bene funge quindi da garanzia. Il richiedente sarà così tenuto a saldare con una rateizzazione mensile il prestito. Altrimenti, la banca sarà titolata a rivalersi sul bene, mettendolo all’asta. Attraverso le rate mensili, il debitore ripaga tanto la somma di liquidi ricevuta quanto gli interessi, stabiliti a tasso fisso nel contratto iniziale.
Il richiedente del finanziamento su pegno potrà anche estinguere tutto il debito anticipatamente. Il riscatto anticipato consiste nella consegna dell’intera somma dovuta in un’unica soluzione, comprensiva, ovviamente, anche dei tassi di interesse fissati dall’istituto bancario al momento della stipula del contratto.
In ogni caso, al pieno pagamento della somma dovuta, il richiedente tornerà nel pieno possesso del suo bene che, nel frattempo, è stato conservato al sicuro dall’istituto di credito. Non solo: al termine del pagamento di tutte le rate di restituzione del prestito su pegno il richiedente del prestito potrà decidere sia di riscattare il tuo bene, sia di rinnovare il finanziamento con il medesimo bene a garanzia degli stessi criteri adottati in precedenza.
I vantaggi? Credito per chi non è bancabile
Si tratta di una modalità di finanziamento particolarmente adatta ai soggetti “non bancabili”.
- No busta paga (per il richiedente)
- Cattivi pagatori e protestati (iscritti nell’elenco del CRIF/Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria)
- Tasso fisso (per tutta la durata della rateizzazione)
Oltre che ai lavoratori senza busta paga, anche a chi ha ricevuto un protesto o chi rientra fra i cattivi pagatori iscritti nell’elenco del CRIF – Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria. Non disponendo di altre garanzie o, perlomeno, di nessuna garanzia ritenuta valida e accettabile da un istituto di credito, questi soggetti si impegnano a ripagare il credito concesso con la cessione di un bene di egual valore alla somma ricevuta.
Un altro vantaggio del finanziamento su pegno è che al momento della stipulazione del contratto viene stabilito un tasso d’interesse che rimane fisso per tutta la durata della rateizzazione. È bene valutare con cura questa clausola del contratto, poiché da essa dipenderà l’importo fisso delle rate da pagare per estinguere il debito.
Infine, ma non per importanza, le tempistiche. Non richiedendo alcun tipo di garanzia ulteriore o di indagine reddituale, questo tipo di finanziamento è particolarmente rapido nell’erogazione della liquidità. L’istituto di credito si impegna infatti a stimare una valutazione del valore del bene, secondo i parametri del mercato nel momento della richiesta. Una volta fatta questa stima, che in media richiede al più una settimana di tempo, i liquidi verranno immediatamente erogati al debitore.
Cosa succede se non si ripaga il debito?
Qual è il pericolo al quale puoi andare incontro? Se non dovessi essere in grado di restituire l’intera somma dovuta, comprensiva delle spese accessorie, l’istituto di credito sarà autorizzato, entro 30 giorni, a rivendere il bene lasciato in pegno affidandolo a un’agenzia specializzata che provvederà a piazzare l’oggetto su un’asta pubblica. Anche in questo caso, però, la situazione potrebbe rivelarsi comunque parzialmente vantaggiosa per il richiedente.
Infatti, se il bene dovesse essere rivenduto all’asta per una somma superiore a quella ricevuta dall’istituto di credito, quindi per un valore più alto di quello stimato, il surplus ottenuto rimarrà a disposizione del richiedente. Questo, a condizione che la vendita avvenga entro 5 anni dallo scadere del prestito. Per questo motivo alcuni soggetti, speranzosi o fiduciosi di un piazzamento favorevole del bene sul mercato, rinunciano volontariamente al riscatto del pegno, affidandone direttamente la vendita all’asta alla banca.
Spese accessorie
Come per la maggior parte dei contratti, potrebbero sussistere delle spese accessorie di carattere legale o connesse alla documentazione richiesta per la consegna del bene in pegno. Queste spese accessorie sono tutte a carico del richiedente, il quale è tenuto in prima persona a dimostrare la proprietà e la provenienza del bene “impegnato”.
Gli istituti di credito fanno richiesta al soggetto interessato a un finanziamento su pegno anche di altre spese, da versare solitamente in anticipo. Oltre al tasso di interesse fissato dal contratto (il cui valore è almeno pari all’1% del prestito totale sulle rate mensili), il debitore dovrà saldare anche le spese amministrative e i diritti di custodia.
Questi ultimi in particolare dipendono tanto dalle condizioni poste dalla banca quanto dalla natura del bene, e possono quindi variare significativamente, dallo 0,2% fino al 2%, anche in questo caso da applicare sulle rate mensili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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