I Neet crescono sempre di più in Italia ma, secondo l’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro, nonostante al loro numerosità importante non sono interessati a cercare un impiego. Secondo quanto affermato da Dario Montanaro, presidente dell’Associazione Ancl, la situazione è particolarmente preoccupante. Ecco la situazione italiana.
Chi sono i Neet
Per i Neet, giovani compresi fra i 18 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sta seguendo un percorso di formazione, questo trend è in aumento eppure le figure richieste non si trovano. Lo conferma l’Istat specificando che negli ultimi mesi del 2023 i Not (engaged) in Education, Employment or Training costituiscono il 20% della popolazione riferita alla fascia d’età di questi soggetti. Tra le cause principali del fenomeno troviamo il fallimento dell’incontro tra domanda e offerta lavorativa. Le aziende cercano determinate competenze che i giovani non hanno, questa situazione è particolarmente preoccupante in Italia. Il Belpaese, infatti, porta a casa il primato come stato membro dell’Ue con il maggior numero di Neet. Lo ha ricordato Montanaro.
I percorsi formativi
Lo scenario in questione preoccupa l’Ancl, Montanaro ha infatti affermato: “Se questa però è la fotografia del Paese fatta dai dati la realtà è tutt’altra storia e l’Ancl ne ha avuto conferma anche durante il progetto europeo, ‘A bridge for NEETwork’, che ha seguito in qualità di ente capofila, e che si è appena concluso”. A questo proposito il presidente dell’Ancl ha raccontato che riuscire a individuare Neet con la voglia e l’interesse di partecipare a un percorso formativo è stato particolarmente difficile nonostante il progetto fosse completamente gratuito e ci fossero docenti di qualità. Montanaro ha poi concluso: “Allora ci si domanda quale sia la prospettiva di questi tipi di progettazione europea, se poi il target di riferimento è così difficile da trovare? Il rischio è che poi i fondi per questi corsi vadano dispersi”.
Il quadro italiano
Stando ad uno studio firmato Openpolis pubblicato nel luglio del 2023 possiamo affermare che nel Belpaese circa un giovane su cinque è Neet e questa situazione ha causato importanti ritardi nei processi di apprendimento e delle competenze. Inoltre sono nove le province dove più del 35% dei giovani è un Not (engaged) in Education, Employment or Training e sono nel mezzogiorno. Infatti le province con il maggior numero di Neet spesso coincidono con quelle che hanno competenze basse. Lo stesso trend è presente anche a livello comunale. Per i paesi sono importanti le competenze e la vitalità dei giovani sono spesso le risorse maggiormente importanti.
Lo spreco di potenziale
Il fenomeno dei Neet è spesso una condizione non particolarmente piacevole per chi la vive ma è anche uno spreco di potenziale. In Italia, dove la popolazione invecchia e i giovani sono sempre meno, è importante che si incentivino i ragazzi alla formazione e all’istruzione. Sempre secondo Openpolis se oggi i residenti con meno di 18 anni sono più di 9 milioni, nel 2050 è possibile che scendano a 7,6 milioni. Quindi si arriverebbe a un -18% sui residenti con meno di 18 anni tra il 2021 e il 2050, all’interno di uno scenario di previsione mediano.
Contrastare i Neet, quindi, può aiutare a ridurre la marginalità e l’esclusione sociale, tramite l’investimento sulla crescita educativa e personale di chi vi è coinvolto e poi permette di valorizzare il contributo e le competenze delle nuove generazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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