Clima, contrordine: niente caldo nei prossimi dieci anni

Sbugiardati i catastrofisti. Uno studio tedesco pubblicato su "Nature" contraddice le previsioni degli esperti sui disastri climatici: il surriscaldamento del pianeta è in frenata

Clima, contrordine: niente caldo 
nei prossimi dieci anni

Non farà né caldo, né freddo. La notizia, per una volta, credeteci, è proprio questa. Sì, insomma c'è il fondato sospetto che, se non ci hanno proprio preso in giro per anni con questa storia del Global warming, del riscaldamento del Globo, abbiano quantomeno esagerato con i loro strilli. Lo scopriamo adesso, dopo anni di sensi di colpa. Maturati magari per aver dato, sovrappensiero, due spruzzatine anziché una soltanto, con uno spray che avrebbe potuto allargare, mannaggia noi, ulteriormente il buco dell'ozono. Oppure per aver concluso centinaia di banali conversazioni ripetendo agli altri e a noi stessi che non ci sono e non ci saranno più, mai più, le stagioni e neanche le mezze stagioni. Tutto falso. O se non proprio falso, comunque esageratamente esagerato.

E di conseguenza caldo, troppo caldo, sì. Ma, alla luce di quanto andiamo a raccontarvi solo nelle teste di alcuni, molti, probabilmente troppi esagitati, sparsi nel mondo. Lo scopriamo adesso, perché lo dice e lo conferma, non il vicino di casa, quello che non ha mai voluto buttare il soprabito, considerato, oramai dai più smart un oggetto vintage, ma l'autorevole rivista scientifica Nature. Che ci fornisce piacevoli assicurazioni pubblicando un dettagliato e altrettanto autorevole studio tedesco. Il succo del discorso e dello studio è che ci saranno dieci anni di tregua, in cui forse non ci si dovrà preoccupare degli effetti immediati del riscaldamento globale, ma in cui bisognerà prepararsi piuttosto a fare fronte a quelli dei decenni a venire.

A concedere la tregua, soprattutto, in Europa e America del Nord, saranno i movimenti delle correnti oceaniche, che secondo i ricercatori dell'Istituto per le Scienze marine di Kiel e dell'Istituto meteorologico di Amburgo, riusciranno a contrastare almeno fino al 2020 gli effetti dei gas serra. Gli scienziati tedeschi autori dello studio sono giunti a questa conclusione dopo aver elaborato un nuovo modello climatico, che semplifica quelli precedenti non tenendo conto delle variazioni di temperatura sotto la superficie degli oceani ma solo di quelle in superficie, la cui misura negli ultimi anni è diventata molto più precisa. Il nuovo sistema di previsione incorpora anche la Atlantic multidecadal oscillation, il cosiddetto Amo, un ciclo naturale delle temperature oceaniche legato fortemente alle correnti che dai tropici arrivano in Europa.

«Ci sono alcune incertezze nel modello - ha spiegato Noel Keenlyside, uno degli autori dello studio scientifico, in un’intervista alla Bbc - ma le nostre previsioni sono di un plateau nella curva della temperatura terrestre, che poi ricomincerà a salire». Dati e simulazioni alla mano, in buona sostanza, secondo i ricercatori ci sarà una frenata del riscaldamento globale nei prossimi quindici anni, con la temperatura che perlomeno in Europa e in Nord America, le prime zone a cui è stato applicato il modello, rimarrà quasi invariata, per poi ricominciare a salire bruscamente dopo il 2020. Questo andamento è dovuto proprio all'effetto della Amo, che riuscirà a neutralizzare quello dovuto ai gas serra. In altre parole sappiamo con certezza chi ringraziare per questa gentile tregua nelle nostre preoccupazioni quotidiani. «È importante notare che anche se all'inizio la variabilità del clima maschera gli effetti causati dall'uomo, a lungo termine la nostra curva e quella dell'Ipcc (l’International panel for climate change, l’organismo delle Nazioni Unite che raccoglie scienziati di tutto il mondo esperti di climatologia, ndr) si ricongiungono - spiegano gli esperti - e questo conferma la bontà delle previsioni. Tra l’altro il modello è stato testato sulle variazioni di temperatura dal 1950 al 1980, dando ottimi risultati».

È pur vero che gli stessi ricercatori insistono sul fatto che le loro incoraggianti previsioni non devono far «rilassare i governi alle prese con misure per mitigare l'effetto dell'uomo sul clima» anche perché nel Pacifico e nell'Atlantico stanno crescendo le zone ipossiche, cioè quelle in cui c'è talmente poco ossigeno da mettere a rischio gli organismi marini. Ma intanto godiamoci, come dire, questa boccata di aria fresca e con le catastrofiche asserzioni di chi ci vedeva già andare arrosto nel giro di pochissimo tempo facciamoci magari la birra. Sì, la birra, perchè, notizia uscita solo un paio di settimane fa, un altro effetto del Global warming potrebbe essere (a questo punto potremmo anche dire avrebbe potuto essere) l’estinzione della birra.

Sentenziava infatti l'Istituto nazionale neozelandese delle ricerche sull'acqua e l'atmosfera, che il cambiamento climatico in atto provocherà nei prossimi decenni una diminuzione della produzione di orzo, dal quale di ricava il malto d'orzo, principale materia prima della popolare bevanda alcolica. Mah, teniamola al fresco, intanto, la birra.

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