La Clinton a Port-au-Prince: "Vi aiuteremo"

Mentre ad Haiti crescono le polemiche sulla militarizzazione dell'aeroporto di Port au Prince da parte degli americani e sui ritardi conseguenti degli aiuti, il segretario di Stato Hillary Clinton ha parlato agli haitiani rassicurandoli che gli Stati Uniti "li assisteranno al massimo"

La Clinton a Port-au-Prince: "Vi aiuteremo"

New York - Mentre ad Haiti crescono le polemiche sulla militarizzazione dell'aeroporto di Port au Prince da parte degli americani e sui ritardi conseguenti degli aiuti, il segretario di Stato Hillary Clinton ha parlato agli haitiani rassicurandoli che gli Stati Uniti "li assisteranno al massimo". Il segretario di Stato si è fermata per tre ore nel piccolo scalo dove ha incontrato il presidente René Preval ma soprattutto ha cercato di rispondere alle preoccupazioni espresse nelle ultime ore da molti haitiani che l'America ha di fatto monopolizzato decolli e atterraggi privilegiando le necessità di sicurezza a quelle dell'assistenza alimentare e sanitaria. "Siamo con voi oggi, domani e in futuro", ha detto la Clinton facendosi tradurre, ad uso e consumo dei giornalisti locali, da un intreprete canadese.

Prima di giungere ad Haiti la Clinton aveva spiegato ai reporter al suo seguito che gli Usa auspicano l'instaurazione di un coprifuoco per permettere ai militari americani di garantire la sicurezza quando cala la notte. "Il decreto darebbe al governo un enorme autorità che nella pratica delegherebbero a noi", ha detto la Clinton alla stampa Usa mentre nella capitale haitiana sono aumentati gli episodi di violenze e saccheggi, l'ultimo in un quartiere del centro occupato da magazzini che è stato assaltato da un migliaio di uomini armati pronti a contendersi qualsiasi bene di prima necessità. Secondo testimoni sentiti dal New York Times la polizia ha abbandonato la zona.

"Il problema è che non c'é controllo e la gente è disperata", ha detto al quotidiano americano Fred Lavaud, uno degli agenti della scorta del presidente Preval.

L'America ha impegnato al massimo la macchina militare americana nelle operazioni di soccorso mandando navi, elicotteri e fino a diecimila truppe e stanziando cento milioni di dollari per aiutare le vittime. Ma nel caos crescente di Haiti alcuni interventi americani hanno creato tensioni e malcontento.

Sull'aereo della Guardia Costiera che l'ha portata a Haiti la Clinton aveva caricato scorte di acqua, sapone, carta igienica, spazzolini da denti e altri beni di prima necessità ma erano destinati al personale dell'ambasciata Usa. Scaricate le scorte, dopo dopo aver incontrato Preval e il primo ministro haitiano Jean Max Bellerive e senza mai uscire dall'aeroporto per non complicare la già complessa situazione della sicurezza nella città, la segretario di stato ha fatto salire a bordo una cinquantina di cittadini americani rimasti bloccati dopo il terremoto e che da giorni non aspettavano altro che di poter partire.

"Lo spazio aereo su Haiti vale oro", ha detto in Florida la ministro della Sicurezza interna Janet Napolitano chiedendo ai charter umanitari in partenza dagli Usa di sottoporsi al coordinamento del suo ministero. Ma il collo di bottiglia dello scalo di Port au Prince resta stretto. Dopo le polemiche che hanno riguardato un aereo-ospedale francese che non è riuscito ad atterrare e le richieste di chiarimenti da parte del Brasile per le difficoltà incontrate dai suoi piloti, è riuscito ad arrivare a Port-au-Prince il primo cargo del Pam (World Food Program), il programma alimentare dell'Onu i cui velivoli erano stati respinti dalle autorità Usa giovedì e venerdì per permettere agli americani di far atterrare truppe e attrezzature ed evacuare cittadini Usa.

"Ci sono 200 voli che partono e arrivano da Port-au-Prince ogni giorno ma sono quasi tutti per americani - ha protestato con il New York Times Jarry Emmanuel, responsabile della logistica aerea dell'agenzia delle Nazioni Unite - Le loro priorità sono di rendere sicuro il paese, le nostre di dargli da mangiare. Sarebbe meglio che ci coordinassimo".

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