Qualche sprazzo, ma molte ombre sulle regole per la sicurezza introdotte nei giorni scorsi con il Ddl 1720. Le continue modifiche, spesso introdotte da lobby opposte, lo stesso iter durato quasi due anni, con quattro passaggi in Parlamento, e il testo finale - severo, ma incompleto - che ne è scaturito confermano che in tema di guida le idee restano confuse. Il giudizio dei giornalisti dell'automotive, associati nell'Uiga, è netto.
«Alcuni provvedimenti sono positivi, come il divieto assoluto di alcol per giovani, per neopatentati e per autisti professionali, ma sono vanificati dall'assoluta insufficienza dei controlli - afferma il presidente Pierluigi Bonora - e quando la probabilità di venir intercettati è minima, l'applicazione della pena diventa casuale e la legge stessa appare ingiusta».
«Ormai la gran parte dei vigili urbani non fa più opera di educazione e di prevenzione - aggiunge Enrico De Vita, esperto Uiga nei problemi legati alla sicurezza stradale e all'ambiente -; si limita, infatti, a multare per divieto di sosta e a spedire verbali stampati in automatico da telecamere per violazioni alle zone Ztl (le infrazioni più redditizie e numerose), seguiti da quelle per gli Autovelox (limiti di velocità a volte artatamente bassi) e quindi dal passaggio con il rosso ai semafori con T-Red. I vigili in strada sono un'eccezione, ma singolarmente alcune pattuglie, in certe città, si vedono dopo le 22 perché a quell'ora scatta il raddoppio delle sanzioni pecuniarie per le infrazioni più comuni. Le nuove norme hanno ridotto i punti da sottrarre alla patente per tali infrazioni, ma hanno addirittura incrementato la relativa sanzione, offrendo ai Comuni l'ennesima tentazione per rimpinguare i bilanci».
Altri provvedimenti, come quello di devolvere l'intero ammontare delle multe allo Stato o l'obbligo, per i Comuni, di poter piazzare in ambito urbano gli strumenti automatici di rilievo delle infrazioni, solo dove esiste un reale pericolo e solo su autorizzazione del Prefetto, erano inseriti nel testo originario varato dalla Camera, ma sono stati cancellati successivamente (l'obbligo rimane valido fuori città).
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