Come gli capita sempre più di frequente, dovendo attaccare quotidianamente qualcuno per contratto, la spalla di Santoro che scrive sul Fatto ieri se l’è presa con il Giornale. Non essendo propriamente un evento, eravamo propensi a non rispondergli, anche per non alimentare un ego già ipertrofico. Senonché, nelle ultime righe, l’uomo chiamato Travaglio insulta i nostri lettori, facendo penose considerazioni sulle loro capacità mentali. Anche in questo non è originale (l’aveva già fatto, seppure in modo meno rozzo, dagli schermi di Annozero, quello della coppia che conta davvero), ma il «ragionamento» attraverso il quale arriva a dare del mentecatto a chi acquista il nostro quotidiano è talmente illuminante che forse vale la pena spenderci due parole.
Dunque, tra le altre castronerie, Travaglio sostiene che il Giornale e Libero avrebbero creato un Codice penale speciale «per venire incontro alle capacità mentali dei loro lettori». Poi si lamenta perché non lasciamo mai in pace i suoi amati giudici e ora, secondo lui, pretenderemmo che «la Procura di Roma interrogasse Fini e, possibilmente, lo arrestasse». Non abbiamo mai scritto niente del genere, ovviamente. Ma non è questo il punto.
Il bello arriva subito dopo. Il giornalista per il quale non ci sono notizie ma soltanto reati, quello che poche righe prima bacchettava chi «pretende di insegnare ai giudici come fare i giudici», quello che accusa gli altri di interpretare il Codice a seconda che colpisca amici o nemici, improvvisamente afferma che il reato per il quale la Procura di Roma ha aperto un’indagine sulla casa di Montecarlo non esiste. Come non esiste? C’è, si chiama «truffa aggravata».
Niente: siccome il fatto potrebbe danneggiare Fini, il quale Fini si oppone a Berlusconi, il quale Berlusconi è il tiranno da abbattere, ergo il gazzettino delle Procure sentenzia che «non è ben chiaro chi abbia truffato chi» e condanna i pm «che prendono sul serio storie prive di rilevanza penale».Capita la logica stringente? No? Beh, non vi si può dar torto. Ma bisogna avere pazienza: è tutta questione di capacità mentali.
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