Colpo di scena: Abbado e Muti insieme a Ravenna

Ravenna Colpo di scena. I duellanti, perché tali sono stati dipinti dai media, spiazzano tutti reggendo i due concerti portanti del cartellone di Ravenna Festival. Sono Claudio Abbado e Riccardo Muti, punte massime della direzione d’orchestra, ambasciatori del meglio d’Italia. Entrambi hanno segnato la storia della Scala, condividendone pure la chiusura conflittuale tanto che la riconciliazione di Abbado con Milano la si avrà solo quest’anno, dopo un quarto di secolo di gelo. Entrambi sono al timone delle orchestre che contano nel mondo, ormai leggende. Entrambi hanno deciso di investire sulle ultime generazioni fondando e guidando orchestre giovanili, tra cui la Mozart (Abbado) e la Cherubini (Muti). Nell’Italia ingorda di confronti/scontri, due così non potevano che alimentare continui parallelismi. Ma il colpo l’hanno combinato loro, collaborando. Cristina Mazzavillani Muti, l’anima del Festival, ha chiesto proprio ad Abbado di inaugurare il Festival, il 9 giugno, riservando al marito Riccardo l’happy end del 13 luglio. Basta con questa storia degli abbadiani e dei mutiani, invoca la signora Muti, «c’è chi ci ha giocato. Prima di tutto Abbado viene a Ravenna per la seconda volta. Poi non è detto che due persone che fanno lo stesso mestiere si debbano per forza amare. Di sicuro Abbado e Muti si stimano. Per amarsi bisogna poi potersi frequentare», rimarca la Muti. «Dirò di più. Avremmo voluto che assieme all’Orchestra Mozart di Abbado ci fosse anche la Cherubini, però in quei giorni sarà impegnata a Valencia».
«Ex tenebris ad lucem» è il titolo e lo slogan del festival, «i tempi sono bui, quindi bisogna cercare la luce» osserva la Muti. Che cura la regia di un’opera nuova, Tenebrae, scritta da Adriano Guarnieri su commissione del Festival. Saranno vittime, demoni e naufraghi a ispirare le proposte teatrali di un Festival che tocca diverse corde. Quella della musica sacra, del jazz con ospite d’eccezione Keith Jarrett. Ravenna mette in fila direttori come Abbado e Muti, più il poetico Yuri Temirkanov, orchestre come le londinesi Royal Philharmonic e la Philharmonia, quindi gruppi cameristici. Torna anche il filone del musical con Evita di Rice e Webber. Poi a Ravenna si danza, eccome se si danza. Pure sul riso: quello di Songs of Wanderers, spettacolo coreografato dall’asiatico Lin Hwai-min che sprofonda la sua creatura in tonnellate di riso. Dove approderanno quest’anno i Viaggi dell’amicizia? Bocche cucite, la Muti si lascia sfuggire solo un «andremo in uno dei luoghi dei sepolti vivi».
Il Festival gode di buona salute fa sapere il sovrintendente Antonio De Rosa che comunica ai ravennati che i bilanci sono in pareggio. Conti in ordine grazie al milione d’euro di incassi dei 60mila spettatori del 2009, grazie ai finanziamenti che non hanno subito tagli.

Anzi, «il ministro Sandro Bondi ha assicurato risorse aggiuntive», dice ancora De Rosa. L’impresa di spettacolo ravennate funziona, insomma. La cosa fa felice il sindaco tutto proiettato verso la candidatura di Ravenna a capitale europea della cultura.

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