Comasina, scoperto un bunker in casa del narcos erede dei Flachi

Andrea Rozzo è stato arrestato nell'inchiesta su 2 tonnellate di droga smerciata tra Milano e la Calabria

Comasina, scoperto un bunker in casa del narcos erede dei Flachi
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Un bunker sotterraneo alla Comasina, in casa di Andrea Rozzo, arrestato due giorni fa dalla Dda con l'accusa di essere un narcotrafficante (nella foto, l'irruzione). Il nascondiglio è stato scovato dalla Gdf di Pavia durante le indagini che hanno portato all'arresto, oltre al 46enne, di altre 19 persone tra cui il capo ultrà rossonero Luca Lucci.

Su una parete, coperta da alcuni mobili, gli investigatori hanno trovato una porta blindata. Era in basso, non visibile e portava sotto il livello del pian terreno. Secondo le indagini dell'anti mafia, coordinate dal pm Gianluca Prisco e affidate al Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Pavia e allo Scico delle Fiamme gialle, Rozzo è colui che ha preso il posto nel narcotraffico di Davide Flachi, che è in carcere, figlio dello storico boss della 'ndrangheta in Lombardia Pepè Flachi, morto nel 2022. Il 46enne è finito in carcere con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, un giro da ben due tonnellate smerciate tra Milano e la Calabria.

Rozzo, detto «Pesciolino», stando agli atti dell'indagine, sarebbe stato il «giovane emergente» che si è fatto «strada nel narcotraffico» in città, rimpiazzando Flachi jr. che nel 2023 è stato condannato a vent'anni di carcere. La Gdf ha arrestato Rozzo nella notte tra domenica e lunedì nella sua casa, dove nella perquisizione è stato scoperto il bunker, simile a quelli usati dai boss mafiosi per nascondersi. È emerso inoltre che nel 2022 Rozzo sarebbe riuscito «con l'aiuto di uno scanner» a scovare e a disattivare una microspia che gli investigatori gli avevano piazzato in casa. Nella propria ordinanza il gip Luigi Iannelli sottolinea che «dietro ciascuno» degli elementi «di spicco del narcotraffico lombardo», tra cui Lucci, possono «celarsi altrettanti gruppi organizzati».

Rozzo e altri, tra cui Antonio Rosario Trimboli legato a Lucci attraverso Rosario Calabria, anche lui in carcere, avrebbero stretto un «patto progressivo, aperto ad adesioni successive» per un «insieme indefinito di forniture frequenti, consistenti e certe» di droga. E lo stesso Rozzo sarebbe stato il «terminale» della struttura di narcos. Il 46enne avrebbe ricevuto forniture per «oltre 312 chili di cocaina, 173 chili di eroina, 171 chili di hashish».

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