Il Comune dimentica l’eroe e di pagare la targa «regalata»

Si è svolta ieri sulla piastra adiacente l'uscita autostradale di Genova Est, alla presenza dei familiari e dell'Arma dei carabinieri, la deposizione di una corona di fiori in memoria di Ruggero Volpi, il brigadiere trentenne che il 12 ottobre 1977, mentre prestava servizio come caposcorta durante il trasferimento del bandito Cesare Chiti, cadde ucciso da alcuni malviventi i quali, allo scopo di liberare il prigioniero ingaggiarono una sparatoria uccidendo mortalmente il giovane carabiniere, un suo collega e un civile che passava da quelle parti. Un sacrificio «ricompensato» dallo Stato il 21 maggio 1979 quando, con decreto del Presidente della Repubblica, a Ruggero Volpi venne concessa una medaglia d'oro al valor civile alla memoria con la menzione: «Nobile esempio di grande altruismo e totale dedizione al dovere spinti all'estremo sacrificio», dimenticato nel tempo però dalle istituzioni della nostra città. Infatti, le sottili «precisazioni» della vedova, signora Bruna Scantamburlo, cominciarono nell'ottobre 2007 in occasione del comunicato diffuso dal Comune di Genova circa l'inaugurazione presso i giardini Cavagnaro, alla presenza di Marta Vincenzi, di una lapide in ricordo del carabiniere.

Una cerimonia sventolata ai quattro venti ma che di fatto, il 27 dello stesso mese si svolse alla mancata presenza sia del Sindaco, sia degli esponenti dell'Arma e che, soprattutto, mise in evidenza un fatto ancora più grave: la lapide in memoria del brigadiere ucciso (...)

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