Il conclave, il primo vero «thriller» religioso

Laura Gigliotti

Ci sarà anche la lettera inviata nel 1294 dai cardinali elettori a Pietro del Morrone (il Celestino V che «fece per viltade il gran rifiuto») per persuaderlo ad accettare la nomina a Pontefice. Una lettera, conservata nell’Archivio Segreto Vaticano, che per la prima volta viene presentata in una mostra eccezionale per il luogo in cui si tiene, l’appartamento di rappresentanza del Palazzo Apostolico del Laterano, dimora dei pontefici romani fino alla «cattività avignonese», per il tema singolare, «Le elezioni pontificie da San Pietro a Benedetto XVI» e per la scelta delle opere. Ben 140 di alto valore storico-artistico fra cui due superbi arazzi di manifattura Barberini che raffigurano il conclave del 1623 che portò all’elezione di Urbano VIII (Maffeo Barberini), una pianta inedita di una cella del conclave del 1769 con l’indicazione di tutti gli arredi compresi anche i focolari della cucina, nonché tutta una serie di elementi del rituale pontificio: tiare, flabelli, sedie gestatorie, troni. E i ritratti di Urbano VIII di Pietro da Cortona, di Gregorio XV del Guercino (una nuova versione oltre all’esemplare del Getty Museum di Malibu), sarcofagi paleo-cristiani, preziosi vetri dorati di epoca romana, la teca reliquiario di Pasquale I dal Sancta Sanctorum, stampe, cimeli, abiti d’epoca, rare fotografie inedite dei conclavi del ’900, filmati dell’Istituto Luce, oggetti di culto, prestati da Musei Vaticani, Palazzo Braschi, Palazzo Chigi di Ariccia, Biblioteca Apostolica, Fondo Edifici di Culto del ministero dell’Interno e Pinacoteca Capitolina.
Organizzata dal Centro Europeo del Turismo in collaborazione con i Musei Vaticani, curata da Francesco Buranelli, Francesco Petrucci e Maria Elisa Tittoni, la mostra (dal 7 dicembre 2006 al 9 aprile 2007), è divisa in quattro sezioni: morte ed esequie del Pontefice, il conclave, la proclamazione, le cerimonie del «possesso». Quest’ultimo, una cavalcata del novello Pontefice verso la Basilica di San Giovanni in Laterano introdotta da Sisto IV e ripetuta dal XVI al XIX secolo, vedeva la partecipazione di tutta la popolazione in una città trasformata per l’occasione in un grande teatro con archi di trionfo, stendardi, gonfaloni, cortei di nobiltà laica ed ecclesiastica.
Già nel Medio Evo, ricorda il professor Buranelli, la Chiesa aveva tentato di colmare il drammatico vuoto che si creava con la morte del Papa elaborando un proprio cerimoniale che affondava le radici nell’antica tradizione imperiale. Fino a quando non venne regolamentato alla fine del Trecento da Pietro Ameil che elenca in modo dettagliato riti e funzioni che accompagnano ogni momento del trapasso. Se dal tempo di Pio IX non è più in uso il rito di battere con un martellino d’argento sul capo del Papa defunto, è sempre il Camerlengo, cui compete il governo della Chiesa durante la Sede Vacante, a stendere l’atto di morte. Il rito simbolico di «spezzare» l’anello del pescatore e di annullare il sigillo delle bolle della Cancelleria pone fine al pontificato. Seguiranno i Novendiali, il periodo di preghiere di suffragio, quindi il Conclave. Che indica sia il luogo chiuso «cum clavis» in cui si tiene l’elezione, oggi la Cappella Sistina, sia l’assemblea dei cardinali. Ma non è sempre stato così. Nei primi secoli l’elezione avveniva per acclamazione da parte del clero e del popolo romano. Dopo il ritorno da Avignone il Palazzo Apostolico sembrò il luogo più sicuro, anche se Pio VII fu eletto a Venezia, Leone XII, Pio VIII, Gregorio XVI e Pio IX al Quirinale.

Memorabile per essere stato il più lungo della storia, 33 mesi, il conclave di Viterbo del 1271 terminato con il tetto scoperchiato e l’elezione di Gregorio X che codificherà il rituale dell’elezione pontificia.
Appartamento Pontificio di Rappresentanza, Palazzo Apostolico Vaticano. Dal 7 dicembre 2006 al 9 aprile 2007.

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