da Milano
La rete è la garanzia di Telecom Italia contro la crisi. Il vero scudo di protezione dallo tsunami finanziario che sta colpendo i mercati per il primo operatore di tlc in Italia è proprio la sua infrastruttura. Ieri Franco Bernabè, in unaudizione alla Commissione trasporti, poste e tlc della Camera ha messo le carte in tavola, piantando i paletti sulla procedura avviata con lAutorità per garantire laccesso alla rete anche agli altri operatori. «Lo scorporo potrebbe mettere a rischio la capacità dellazienda di rifinanziare il proprio debito (43 miliardi quello lordo, di cui 30 in bond) e di fare gli investimenti», ha spiegato il manager. Nel decennio 2007-2016 Telecom dovrebbe spendere in piani di sviluppo 10,4 miliardi. Per una società come Telecom Italia la discussione non poteva che partire dalla situazione finanziaria e dal ruolo che il gruppo si prepara ad assumere nel processo di sviluppo. Al centro della discussione sono finiti i massicci investimenti previsti per costruire la rete di nuova generazione, quella che porterà in tutta Italia la fibra ottica. Un impegno importante che necessita di una struttura solida capace di resistere alla tempesta che oggi scuote i mercati.
Al centro, dunque, è finito lalto debito di Telecom Italia. «Quello netto è pari 3,4 volte lebitda atteso per fine anno, un rapporto tra i maggiori in Europa», spiega un analista. Bernabè ha rassicurato la Commissione sulla solidità del gruppo, ma anche posto dei limiti: «Il debito non ci condiziona anche in una situazione così complessa come quella di oggi, abbiamo liquidità sufficiente senza ricorrere al mercato per i prossimi 24 mesi». Tranquillità sul debito e sulla solidità del gruppo a fronte però di condizioni e di ritorni certi. Tra i presupposti dunque cè il mantenimento della rete come «garanzia patrimoniale» per gli investitori, ha spiegato il manager. Al contrario concorrenti come Mario Rosso, ad di Tiscali, poco prima avevano chiesto lo scorporo dellinfrastruttura come soluzione per avere parità di accesso alla rete. Da mesi, invece, Telecom Italia e lAuthority stanno discutendo su unaltra misura, quella di creare una società allinterno del gruppo chiamata Open Access che dovrebbe garantire a tutti gli operatori luso indifferenziato dellinfrastruttura. «La costituzione di Open Access è stata una nostra libera disponibilità per la creazione di un ambiente più competitivo e trasparente», ha spiegato Bernabè. La consultazione con lAuthority è terminata proprio ieri e, ora, Telecom ha trenta giorni per proporre eventuali modifiche. Poi spetterà allAutorità legiferare in merito.
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