La confessione di un poligamo «Vivo in Italia, ma ho due spose»

Una abita con lui, l’altra in Senegal. Motivo: «Mantenere qui due famiglie è un lusso»

Vive e lavora in Italia da vent’anni ma, da musulmano convinto, di mogli ne ha due. Una a Treviso, dove si è stabilito ed è impiegato in un’azienda, e una in Senegal, il suo Paese d’origine. Per D.M., 42 anni, essere poligami è un fatto del tutto naturale. A tal punto che starebbe anche pensando di allargare la famiglia con una terza moglie, la sorella di un amico arabo. Per nulla disturbato dal fatto che in diversi Paesi islamici, come la Turchia e la Tunisia, la poligamia non esista più, a sentir lui dover gestire un ménage familiare numeroso e sparpagliato in due lati opposti del globo non è affatto complicato o «poco moderno», anche per uno che si è stabilito da tempo in Italia. «Nel mio Paese – racconta in un’intervista al Gazzettino – la poligamia non è solo un fatto religioso, ma culturale, legato ad antiche tradizioni».
Cresciuto con un padre e tante madri, il suo concetto di famiglia è veramente molto lontano dal modello italiano. «Mia madre – racconta - era la prima moglie, ne sono arrivate tante dopo e altrettante sono andate via perché il divorzio è molto più facile, basta una affermazione verbale. Ho 13 fratelli, due dei quali in Italia. E sono stato moltissimi anni in collegio, vedendo poco i miei genitori». Non stupisce quindi che abbia quattro figlie, dai 2 ai 12 anni, tre avute dalla prima moglie e una dalla seconda. Ma mentre tre vivono con lui, una, la più piccola, è in Senegal, affidata alla mamma e ai parenti. Ma questo non significa che una delle due mogli sia più trascurata dell’altra. Anzi, è proprio il Corano a dettare che mogli e figli siano trattati tutti con equità e giustizia. E ovviamente le mogli, che talvolta sono anche italiane, sono soddisfatte. Per nulla gelose - dice - accettano di buon grado di dover dividere il marito con un’altra. «La maggioranza delle nostre mogli è contenta. È difficile per voi capire, ma non si tratta di una forzatura. Vi sono casi in cui è addirittura la prima moglie che sceglie la seconda. E quando si celebra il secondo matrimonio, la prima moglie con le altre prime mogli del quartiere organizza una grande festa».
Certo, non mancano i casi di «rifiuto»: capita che qualcuna si opponga all’idea di condividere il marito. Oppure capita che un senegalese decida di tornare al Paese d’origine per sposarsi la seconda volta e al ritorno in Italia trovi una brutta sorpresa: la porta di casa sbarrata. «Ma sono eccezioni» rassicura. Guarda a caso, però, quasi sempre la seconda (o terza) moglie resta in Senegal. Il motivo? Economico. «Mantenere una famiglia è già oneroso in Italia: non oso pensare a che cifra potrebbe arrivare la bolletta della luce o del gas con due o tre famiglie sotto lo stesso tetto. Da noi la vita costa meno e le esigenze sono ridotte. Quando si emigra i costi salgono.

Conosco un musicista nigeriano che ha sposato tutte e 50 le donne della sua orchestra e un ricco americano musulmano che ha 60 mogli e 120 figli. Ma chi se lo può permettere?». In fondo, la poligamia resta un lusso per solo ricchi.

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