Confindustria, Marcegaglia furiosa Frecciate a Marchionne e governo

La Marcegaglia chiede al governo di lavorare per le riforme perché "l'Italia ha già vissuto il suo decennio perduto" in termini di "mancata crescita". Poi, dopo le ipotesi di abbandono di Confindustria da parte della Fiat, risponde a Marchionne: "Non ci sono soci di serie A e di serie B. Non pieghiamo le regole della maggioranza alle esigenze di un singolo"

Confindustria, Marcegaglia furiosa 
Frecciate a Marchionne e governo

Roma - All'assemblea annuale degli imprenditori, il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia lancia moniti e ultimi avvisi. Perché l'Italia "ha già vissuto il suo decennio perduto" in termini di "minore competitività" e di "mancata crescita". E quindi adesso è il momento di muoversi in fretta perché "il tempo è un fattore discriminante. Temporeggiare o muoversi a piccoli passi è un lusso che non possiamo più permetterci. I concorrenti non stanno lì a guardare e le speranze dei giovani non aspettano", dice Marcegaglia, che poi avverte: "In un momento così noi saremo pronti a a batterci per l'Italia, anche fuori dalle nostre imprese, con tutta la nostra energia, con tutta la nostra passione, con tutto il nostro coraggio".

Le riforme auspicate La Marcegaglia fa l'elenco delle riforme da attuare e necessarie per il Paese: "Semplificazioni e liberalizzazioni subito. Infrastrutture subito. Riforma fiscale subito". Il tutto per l'unico obiettivo che deve avere il governo: la crescita. "Ora che le difficoltà della maggioranza sono evidenti nel giudizio popolare non per questo possiamo tacere che l’opposizione, tra spinte antagoniste e frammentazioni, è ancora incapace di esprimere un disegno riformista". "Noi vogliamo istituzioni forti e autorevoli - continua la Marcegaglia - Istituzioni che sappiano recuperare la fiducia dei cittadini e delle imprese, che oggi è gravemente erosa".

L'attacco a Marchionne La Marcegaglia non lesina attacchi e commenti velati a nessuno. E quindi nemmeno all'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne. Per rispondere alle indiscrezioni che vorrebbero Fiat in uscita da Confindustria, Emma Marcegaglia "abbandona" il testo del discorso ufficiale dal palco dell'assemblea annuale degli industriali per sottolineare che "non ci sono soci di serie A e di serie B. Non pieghiamo le regole della maggioranza alle esigenze di un singolo: sono finiti i tempi in cui l'agenda di Confindustria era dettata da pochi grandi imprese". La leader degli industriali incassa l'applauso della platea e sottolinea, riferendosi al Lingotto, anche se non citandolo direttamente, che "ho ben chiara l'azione riformatrice da portare avanti e lo farò, ma senza strappi improvvisi che fanno male alle imprese e al Paese". Marcegaglia per rimarcare le differenze dice che "la mia azienda di famiglia non ha mai preso un euro di contributo pubblico a differenza di quanto avvenuto per altre aziende presenti in sala".

"Come imprenditrice e come presidente - ha detto la Emma - sento il dovere di rappresentare tutti i 150mila associati, perché non esistono soci di serie A e soci di serie B", e alzando il tono della voce ha aggiunto: "noi non agiamo sotto pressione di nessuno...sono finiti i tempi in cui poche aziende decidevano l'azienda di Confindustria: proseguiremo a modernizzare le regole sindacali senza strappi improvvisi che fanno male al sistema delle imprese e del Paese".

Elkann smentisce uscita da Confindustria Spetta poi al presidente del Lingotto, John Elkann, smentire l'ipotesi dell'uscita dall'associazione degli industriali: "Non è un tema di oggi, non è un tema d'attualità".

L'elogio a Napolitano Il presidente di Confindustria elogia poi il capo dello Stato, presente per la prima volta all'assemblea annuale degli industriale. "Siamo profondamente grati al capo dello stato - rileva marcegaglia parlando dei 150 anni dell’unità d’italia - per il richiamo costante che rivolge a tutti noi, istituzioni, società civile e cittadini, di unirci attorno alle istituzioni repubblicane e di rafforzarne il consenso. L’Italia deve diventare "finalmente nazione, anziché una somma di interessi e di forze e per questo occorrono obiettivi condivisi e un sentire e un agire comuni. Occorre mettere davanti l’interesse di tutti e ritrovare quello spirito che in un passato non lontano ci ha consentito di fare un grande balzo. Ci ha permesso di entrare a far parte del consesso dei paesi ricchi e industrialmente più evoluti".

Muoversi per la crescita L’Italia ha perso troppo tempo sulla via della crescita e ora deve muoversi in fretta perché "temporeggiare o muoversi a piccoli passi è un lusso che non possiamo più permetterci". Per la Marcegaglia "il tempo è un fattore discriminante" perché "i concorrenti non stanno certo lì a guardare e le speranze dei giovani non aspettano". La Marcegaglia ha poi ricordato i numerosi richiami di Confindustria sul tema della crescita. Si deve "sfatare", ha aggiunto, "il mito che l’Italia vada in fondo bene e che dunque gli imprenditori devono piantarla di lamentarsi. È un mito con molte varianti. Una è per esempio quella per la quale il Nord è cresciuto e cresce come e più della Germania, mentre la zavorra sarebbe solo il Sud. I numeri dicono il contrario".

L'avviso finale Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, lancia un "avviso finale" al mondo politico che "pensa ad altro", per mettere in cantiere tutte quelle riforme necessarie al Paese per tornare a crescere. E sottolinea che la bassa crescita è una "malattia": in un momento così, noi saremo pronti a batterci per l’Italia, anche fuori dalle nostre imprese, con tutta la nostra energia, con tutta la nostra passione, con tutto il nostro coraggio.

Romani: non siamo stati fermi "Non siamo stati fermi": così il Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani si rivolge agli imprenditori di Confindustria. Romani ha ricordato gli interventi fatti: "Abbiamo tenuto saldi i conti salvaguardando il paese dalla speculazione internazionale, abbiamo sveltito la giustizia civile, abbiamo fatto la riforma dell’Università".

Poi ha citato altri provvedimenti come il dl per lo sviluppo. E ora, ha aggiunto, "bisogna puntare a fattori che possono essere più competitivi per il Paese. Ad esempio, siamo rallentati dalla burocrazia, nonché dai tempi della giustizia".

 

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