Zone rosse, match Granelli-Gabrielli

Il consulente di Sala sconfessa l'assessore

Zone rosse, match Granelli-Gabrielli
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L'assessore alla Sicurezza Marco Granelli (nella foto) aveva accolto con un certo entusiasmo le Zone rosse istituite prima di capodanno dal prefetto. «A parte il nome, che a dire il vero è un po' forte e poco mi appartiene» aveva premesso Granelli sui social, «il provvedimento è utile e opportuno perché aumenta la possibilità di intervento delle Forze di polizia in diverse zone della città, per esercitare maggiore controllo del territorio e portare più sicurezza. Su questo non ho il minimo dubbio. Il provvedimento di allontanamento interviene nei confronti delle persone che mettono in atto comportamenti aggressivi, minacciosi, insistentemente molesti tali da determinare un pericolo concreto per la sicurezza pubblica e abbiano precedenti per reati predatori, in materia di stupefacenti, e contro la persona». Una misura che «nasce dalla volontà della prefettura e la condivisione nel Comitato Ordine e Sicurezza Pubblica anche da parte del Comune, sulla base di un indirizzo del Ministero dell'Interno, e a fronte dell'esperienza delle attività di sicurezza integrata che ogni settimana a Milano si fanno, insieme, anche grazie ai nuovi arrivi di Forze dell'Ordine». La giunta comunale insomma era presente al tavolo e ha condiviso la linea. Le Zone rosse peraltro (Duomo, Centrale, Garibaldi, Rogoredo, Darsena e Navigli) sono state istituite fino al 31 marzo.

Eppure. Il consulente del sindaco per la Sicurezza Franco Gabrielli, ex capo della polizia e prefetto di Roma, ieri su Repubblica ha stroncato la misura: «Da poliziotto dico no alle Zone rosse, certe modalità dissuasive a volte lasciano il tempo che trovano se non vengono accompagnate da politiche di integrazione.

Non sono d'accordo con i provvedimenti spot che più che mirare a risolvere un problema intercettano un'aspettativa». Il verde Carlo Monguzzi, che pure ha contestato subito le zone rosse, sottolinea il cortocircuito: «Il superAssessore (ossia Gabrielli, ndr.) sconfessa la giunta. Povera giunta, non ne imbrocca più una. Io cambierei».

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