Nelle mani di operai inferociti che non sanno reagire altrimenti davanti allo spettro del licenziamento. Sequestrati sulla spinta dell'inquietante «caccia al manager» che sembra esser diventata una sorta di parola d'ordine. È accaduto a Grenoble, nella sede francese del gruppo americano Caterpillar, dove ieri l'amministratore delegato Nicolas Polutnick, e altri tre dirigenti, il direttore delle risorse umane, un responsabile del personale e il coordinatore del prodotto europeo, sono stati presi in ostaggio da un manipolo di dipendenti della nota azienda produttrice di macchine per la movimentazione di terra e le costruzioni, che ha varato un piano di soppressione di 733 posti di lavoro nelle due fabbriche di Grenoble ed Echirolles.
Ed è accaduto anche a Parigi, poche ore più tardi, a François-Henri Pinault, 47 anni, il patron del lusso che controlla il marchio Puma e gestisce l'immenso impero Ppr, fondato dal padre, François. Pinault, è stato bloccato nella capitale da un centinaio di dipendenti dei magazzini Fnac e Conforama, che fanno parte del gruppo, mentre in taxi stava lasciando un vertice del gruppo in cui si erano appena affrontati problemi di riassetto aziendali in ambito europeo. Così Pinault ha passato probabilmente una delle ore più terribili della sua vita, sballottato come un pallone da calcio, dentro quell'auto fino a quando, non senza difficoltà, la polizia è riuscita a liberarlo.
Sono solo gli ultimi gesti, eclatanti quanto violenti, messi in atto nel tentativo di sbloccare una situazione che, almeno a Grenoble, non sembra avere via d'uscita dopo che i negoziati erano stati interrotti e gli operai avevano proclamato una serie di scioperi. L'apice di una reazione che, Oltralpe, rischia di diventare una odiosa formula di guerriglia sindacale, considerato che quelli di ieri seguono altri due episodi simili. Il primo a venir sequestrato nelle passate settimane è stato infatti il patron della Sony France, tenuto in ostaggio per un giorno, mentre successivamente la stessa sorte è toccata al direttore dell'azienda farmaceutica 3M, bloccato dagli operai per una trentina d'ore. Tutti, almeno in Francia, sembrano arrabbiati, e «pronti a tutto». Perfino, come è accaduto alla Continental, a impiccare i manichini di due dirigenti, quelli del capo della fabbrica e della società, con tanto di rogo di decine di pneumatici, di cui la multinazionale è il quarto produttore mondiale.
Se non è l'Afghanistan poco ci manca. Perché la protesta generalizzata contro «i signori che hanno provocato la crisi» si è scatenata trasversalmente da Roma a Francoforte, da Berlino a Londra non solo con i sequestri "dirigenziali" ma anche con il lancio di uova o di bombe-carta contro le sedi delle banche, delle finanziarie e delle immobiliari. Anche se curiosamente, nei disordini dell'altro giorno a Roma, la prima agenzia a venire colpita da dimostranti è stata quella dell'Unipol Banca di via Cavour, istituto di credito legato al mondo delle cooperative e della finanza di sinistra.
Di fatto quello che si scorre quotidianamente è oramai un bollettino di guerra. E questa guerra trasversale nella capitale britannica che domani accoglierà i leader del G20, ha registrato momenti ad alta tensione con scontri e manifestazioni durissime che sono state definite «senza precedenti» dagli uomini di Scotland Yard. Storie di dissennata umanità che, come ha ricordato ieri il presidente dellEurogruppo, Jean-Claude Juncker, mettono «a rischio la coesione sociale», l'unica credibile arma per far fronte ad una crisi senza precedenti e alla quale ha fatto riferimento ieri anche il premier Berlusconi.
Tutto ciò mentre i segnali arrivati ieri dall'Ocse non hanno certo contribuito a rasserenare il clima. Se solo a metà marzo l'Ocse aveva stimato un Pil italiano in calo del 4,2% nel 2009, ieri l'Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica ha pubblicato nuove previsioni annunciando una flessione del nostro prodotto interno lordo che toccherà il 4,3%. E l'Ocse vede piuttosto nero anche per quanto riguarda il tasso di disoccupazione che nel 2009 passerà dal 6,8 al 9,2%, per arrivare al 10,7% nel 2010.
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