Contro Berlusconi vale tutto: scarcerati i violenti di Arcore

Tutto e più di tutto. La regola applicata dai giudici, quando la vittima è Silvio Berlusconi e di quelle semplici- semplici. Così chiara, inequivocabile, che persino Monsieur de Lapalisse l’avrebbe trovata tremendamente stucchevole.
Tutto e più di tutto, perché, contro il Cavaliere, c’è libertà di agire. Sempre e comunque. Gli puoi tirare contro, senza problemi, una o più statuette del Duomo di Milano (basta solo che la riproduzione artistica sia di un formato sufficiente a fargli male).
Gli puoi arrivare ad un metro da casa e scontrarti con la polizia e i carabinieri che ti sbarrano il passo, giusto per impedirti di mettere a ferro a fuoco la villa di Arcore. Eppoi, ma questa è noia, solamente noia, per la sua quotidianità, puoi scatenargli contro insulti, menzogne, campagne diffamatorie e intercettarlo anche quando va in bagno, che non ti succederà nulla.
Si troverà sempre un giudice imparziale e obbiettivo, che comprenderà il vero spirito di qualsiasi gesto e concederà la giusta, sacrosanta assoluzione. Che di solito fa rima con scarcerazione. È andata così, anche questa volta. Perché, anche questa volta, il giudice di turno, nel caso specifico il gip di Monza, cui è toccato occuparsi dei disordini di domenica, è stato decisamente comprensivo. Pur convalidando l’arresto e disponendo, per i due birbantelli arrestati, il processo per direttissima il 7 marzo, li ha anche immediatamente scarcerati in virtù del fatto, si legge nel suo provvedimento, che «il loro ruolo nei disordini non è connotato da particolare gravità». Quindi, per il magistrato non sussistono le esigenze per disporre alcuna misura cautelare
In buona sostanza, anche se ammanettati dalla forze dell’ordine per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, Giacomo Sicurello, 23 anni, figlio dell’ex candidato sindaco di Desio per l’Idv (non osiamo immaginare come l’avranno presa in famiglia e soprattutto come l’avrà presa Antonio Di Pietro) e Simone Cavalcanti, 21 anni, hanno, prendiamone atto tutti, partecipato, anche se con particolare foga ed entusiasmo, a poco più che una scampagnata. Altro che disordini, altro che violenza, teppismo, minacce etc. Se pensate che davanti alla villa di Arcore sia accaduto qualcosa di simile allora, mettetevi il cuore in pace, perché avete visto un altro film. Diverso, evidentemente, da quello che ha visto il magistrato del tribunale di Monza.
Poco importa se anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito quelle di Arcore «inaccettabili violenze», condannandole con forza. Poco importa se il ministro dell’Interno Maroni aveva invocato non più tardi di ieri mattina «pene esemplari» per i due arrestati perché «quando la protesta diventa atto di violenza, si lanciano sassi e bottiglie contro i poliziotti non c’è nessunissima giustificazione: sono fatti che vanno colpiti e continueremo a farlo».
Poco importa perché, alla fine, a prevalere è stata la tesi della difesa: «Ciò che hanno dichiarato i ragazzi - ha puntualizzato ieri Mauro Straini, legale di uno dei due arrestati - è ciò che si vede nelle immagini registrate e da quei video non emerge alcun comportamento violento». E suona vagamente ironica, in questo contesto, anche l’innocente e innocua giustificazione di Simone Cavalcanti. «Io? Ho solo restituito un manganello. Quando abbiamo capito che non potevamo arrivare alla villa, abbiamo cercato di bloccare la strada e qui sono partite le cariche. Ma noi abbiamo addirittura restituito un manganello alle forze dell’ordine». Quale fair play, quale compostezza di gesti e di linguaggio. Già il linguaggio. Al riguardo nel famoso film che avete immaginato di vedere davanti alla villa di Arcore non vi sarà sfuggito anche un cartello in cui si invitava il Cavaliere a spararsi se proprio non vuole dimettersi. Che pensieri gentili hanno avuto uomini e donne del popolo viola e degli antagonisti dei centri sociali mentre si incamminavano pacatamente, in quella simpatica gita verso la residenza privata del primo ministro.
Silvio Berlusconi non se ne abbia male ma lui che invoca una giustizia giusta e libera da condizionamenti dovrebbe prenderla con filosofia, anche questa volta e brindare, magari. Già, brindare. Come hanno fatto ieri, con una cassa di birra, i compagni dei due arrestati nella «passeggiata» alla villa di Arcore. Che, accampati davanti al tribunale di Monza, hanno accolto esultanti, vabbè, sparando pure dei fumogeni, Giacomo Sicurello e Simone Cavalcanti alla loro uscita da uomini liberi.

Poi, tutti insieme, hanno gridato e scandito, pensate un po’, la stessa, identica parola che anche il Cavaliere vorrebbe tanto scandire e gridare: «Giustizia, giustizia!». E in serata Beppe Grillo annuncia dal suo blog: «I ragazzi avranno sbagliato, ma non possono essere lasciati a se stessi, dissociandosi da dietro un pc o una scrivania. I legali del blog contatteranno le famiglie».

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