Contship Italia vara il progetto «Sesto modulo»

Previsti investimenti per 44 milioni di euro con 220 posti di lavoro

Mancano poche ore per sapere se il cosiddetto sesto modulo del porto di Voltri, la banchina più contesa dello scalo genovese, fa sempre gola a molti o solo ai primi tre o quattro giganti dello shipping, i soli in grado di investire risorse tecniche, umane, finanziarie e organizzative per la gestione del terminal. Sono appena scaduti i termini di presentazione delle offerte, e l’attenzione degli uomini della portualità è tutta rivolta a conoscere chi è sceso in campo e quale partita ha intenzione di giocare per l’acquisizione di un’area importante di banchina - circa 125mila metri quadrati - in grado di movimentare qualcosa come 400mila contenitori all’anno. Una torta più che appetibile, verso cui si sono rivolti in passato, anche a colpi di corsi, ricorsi e carte bollate, gruppi mondiali del settore come il Vte (che significa Psa-Port Authority di Singapore, e occupa già gli altri moli di Voltri) e l’eterno rivale Contship Italia (che significa Eurokay, con annessi e connessi di strutture logistiche e intermodali d’eccellenza). Proprio Contship ha voluto anticipare i tempi dell’informazione, presentando ieri mattina il suo piano per il sesto modulo: un progetto che prevede, in particolare, la concreta realizzazione di un network con i porti della Spezia e Livorno, integrato con gli hub di Gioia Tauro e Cagliari (in sintesi: gli scali di smistamento dei container dalle navi maggiori alle più piccole «feeder» destinate a trasportare la merce ai porti di destinazione finale). Ma c’è molto di più, come spiega l’amministratore delegato di Contship Italia dell’area Pianificazione e sviluppo, Nereo Paolo Marcucci: innanzi tutto, la «banchina remota» di Novi Ligure, nell’ottica del «porto lungo» che tanto piace al sindaco Marta Vincenzi. E inoltre, la piena integrazione logistica con Torino, Rho e Melzo, Verona, Padova, Rubiera e Bologna, che sono altrettanti punti di riferimento della catena logistica Contship, con il necessario potenziamento dei servizi ferroviari da e per Genova nel 2008 attraverso Sogemar, altra società del gruppo. Detta così, pare semplice, ma lo stesso Marcucci ne sottolinea la complessità e, insieme, la razionalità, consentite dall’esperienza e da quella che definisce «l’unicità» del gruppo industriale, in grado di proporre un’offerta a tutto campo nello scenario articolato del sistema logistico-portuale europeo. In questo ambito, nel piano Contship il sesto modulo del porto di Voltri è destinato a diventare un punto essenziale per integrare porti e strutture retro e interportuali, «realizzando un effettivo coordinamento operativo e una gestione commerciale dei rapporti con la clientela. Una testa unica - aggiunge ancora l’amministratore delegato - che “pensa“ il sistema mettendo sul piatto della bilancia le più aggiornate dotazioni organizzative, telematiche, funzionali». Il progetto prevede investimenti di circa 44 milioni di euro (di cui il 93 per cento entro il 2009) e l’occupazione, a regime, di 220 persone, di cui il 63 per cento in organico diretto, gli altri «facendo ricorso all’esternalizzazione», cioè alle compagnie portuali. «I porti italiani sono gioielli che rischiano di crescere in modo rachitico» conclude, spietato, Marcucci.

Che avverte: «L’intuizione delle pubbliche amministrazioni di condurli a sistema è condivisibile, ma è destinata a restare soltanto una volontà amministrativa se non si accompagna all’impegno delle imprese. Contship ha scelto di fare questo a Genova». Evitando - vivaddio! - di riesumare il fantasma del Terzo valico. Gli uomini di buona volontà sentitamente ringraziano.

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