La conversione di Aldo Busi Ora è diventato predicatore

La conversione di Aldo Busi  Ora è diventato predicatore

«Aaa!» urlerà il fedele lettore aprendo il libro appena comprato e scoprendo di averlo già letto e poco tempo fa. Oh, signore e signori, e soprattutto aaa!, italiani, sapete cosa c’è? C’è che Aldo Busi non ha cambiato l’Italia ma l’Italia è riuscita a cambiare Aldo Busi. Scrittore di capolavori indiscutibili, io l’ho amato così tanto da arrivare a odiarlo più di chi ho sempre odiato e basta, sebbene ogni volta mi dica chissenefrega, perché tanto le sue opere, i suoi romanzi meravigliosi e geniali, si salveranno da soli, malgrado Busi. Comunque sia, eccovi un manuale di aldobusismo per difendervi da Aldo Busi, con la per niente pia illusione che possa servire a salvare Aldo Busi da Aldo Busi, aaa!
Aaa! È il titolo del suo nuovo libro edito da Bompiani, nuovo si fa per dire: un libro con tre racconti, di cui il racconto più lungo era già edito da Bompiani nella riedizione, riveduta e corretta, di Sentire le donne, con la dicitura «contiene un inedito», che adesso, dopo un anno, è stato riedito (cento pagine) per appaiarlo a due raccontini inediti (quaranta pagine). Va bene che, avendo la Bompiani cacciato Parente, è meglio la gallina vecchia di Busi che un ovetto sculato da Scurati oggi, ma si poteva almeno fascettare il volume avvisando l’ignaro lettore. Invece sono tutti in malafede: l’editore fa finta di niente nel risvolto di copertina, Busi avverte solo in una nota a pagina 153, specificando anche che «dal 2002 al 2007 ho mantenuto il patto tra me e me, e quindi doppiamente tra me e il mondo, di non scrivere più...», e tenendoci a puntualizzare che delle cento pagine già pubblicate ha cambiato «solo il nome del fotografo che fa scattare la voce narrante», da «Trombetta» a «Giacomelli», aaa!
UOMO/OPERA. Ci cascano tutti prima o poi e ogni volta sia prima che poi. L’ultimo è Antonio Gnoli di Repubblica. I giornalisti quando incontrano Busi gli chiedono che differenza c’è tra l’uomo e lo scrittore in quanto è l’unica cosa che ricordano delle opere di Busi (mai lette), e lui, invitato a nozze con se stesso, attacca il refrain dell’opera che non contiene l’uomo e dell’uomo che non contiene l’opera pur di parlare di sé uomo. La storia finisce sempre con l’interlocutore che sbadiglia mentre Busi entra nel Gertrude Stein Loop: Aldo Busi è Aldo Busi è Aldo Busi è Aldo Busi. A Gnoli che gli chiede cos’è uno scrittore risponde: «Prenda me, come parlo, come mi muovo, come gestisco il mio corpo...», sicché devono essere scrittori anche Rocco Siffredi, Alba Parietti o Simona Ventura e sai quanti ancorAaa!
LA NAZIONE. Ora non fa che ripetere garibaldinamente che uno scrittore è «la coscienza della nazione», la nazione di qua, la nazione di là, l’Italia non è una nazione, gli italiani non sono una nazione, sembra D’Azeglio. Chissà perché poi uno scrittore come lui, l’amore mio, ambisca solo alla nazione e non all’umanità. Per via della lingua? Aaa!
L’INNOMINABILE. Oltre a quello manzoniano, è il protagonista del racconto inedito e riedito che avete comprato e ricomprato. L'Innominabile è Busi, nel senso di incorruttibile, modello unico di vita e di 740, di correttezza, di onestà, di sessualità pulita, di altruismo impeccabile introiettato in un egoismo sempre filantropico, in un mondo di corrotti e di non Busi. È una predica continua, il suo «io» a forza di essere la ciliegina sulla torta perfetta dei suoi capolavori è diventata una torta fatta solo di ciliegine. Io di qua, io di là, io di sopra, io di sotto. Nonostante si consideri un eversivo, molti lo confondono con Platinette, infatti altro che Innominabile, è adorato proprio dal pubblico nazionalpopolare, da mamme, papà, zie, nonne, suocere, figli e nipotini, e tanto più quanto più sballetta in tv. Quando c’è lui il bollino è verde. Sta meno simpatico agli omosessuali perché, secondo lui, è omosessuale solo lui, e giustamente gli girano le Aaa!
CHIESA. È il nemico dichiarato di Busi, ma Busi non si è accorto di stare alla Chiesa come Peppone a Don Camillo, e infatti non fa che rimestare in provincia, Montichiari e dintorni. In verità la Chiesa, e le religioni in generale, temono che si chieda loro conto della seconda legge della termodinamica o dei fossili della Burgess Shale di cinquecento milioni e mezzo di anni fa, o del caos terribile e senza speranze delle nostre cellule, o della casualità della vita e l’implacabilità logica della selezione naturale. Invece con Busi, il mangiapreti, che si firmava con l’anagramma Diabolus, i cattolici vanno a nozze, e perfino benedette, Aaa!
MODELLI MORALI. Perché Aldo Busi, la Coscienza della Nazione che l’Italia rinnega, dedica un racconto a Carla Bruni? Risposta: «Perché i critici non hanno capito che Carla Bruni ama tanto di più Sarkozy proprio in quanto non lo ama. Troppo facile amare qualcuno perché non lo ami. Prova a amare qualcuno senza amarlo. È durissima». Letterariamente lui, il sub-dio, ha elogiato Ammaniti, affossato Antonio Moresco e ignorato ogni altro grande scrittore italiano, da Arbasino a Gadda («sotto la scrittura di Gadda non c’è nulla, c’è solo Gadda»), e ora dopo la ballerina Sabrina, il nuovo modello è Carlà, e il raccontino è il più insulso mai scritto da Busi. Quindi se i modelli sono questi e le ragioni mignottesche sono quelle sopra enunciate, l’Italia non se la passerà peggio degli altri Paesi... Aaa!
CAPOLAVORI. Vi prego, leggete almeno Seminario sulla gioventù, Vita Standard di un venditore provvisorio di collant, La delfina bizantina, Sodomie in corpo 11, scritti in una manciata di anni: capirete che quest’uomo è stato un superuomo, e ha dato alla lingua italiana una nuova lingua, una nuova estetica, e gli avrebbe dato anche una nuova etica se non si fosse impantanato in un solipsismo moralistico e macchiettistico e politico-sociale, dentro cui finiscono prima o poi tutti gli scrittori italiani, convinti di doversi dare una missione civile e politica per esistere, aaa!
RECLUSO. «Sono due settimane che non esco di casa, che non incontro nessuno, non vado a cene mondane, non entro nei ristoranti». Proprio così, due settimane. Gnoli, anziché dirgli «Ammazza quanto sei mondano e paraculo Busi, due settimane che te ne stai a casa e fai tutta questa lagna alla Cioran?» ci casca e domanda «Cosa la spinge a questa vita da recluso?». Ma andate affAaa!
BUSICIDIO. «Chiamami professore e dammi del lei» mi disse l’ultima volta che ci siamo sentiti, quasi dieci anni fa, come un italiano qualsiasi con il complesso della gerarchia. Me lo disse prima di riattaccarmi il telefono spezzandomi il cuore che non ho. Insomma, per quel poco che c’era tra noi, per quel tanto che sentivo e sento per quei suoi romanzi, artisticamente troppo e umanamente troppo poco per potermi rapportare al suo moralismo cristologico, altrimenti avrei desiderato un rapporto intellettuale con Beppe Grillo.

Lui, l’amore mio, avrei dovuto ucciderlo subito durante la nostra unica cena che non era neppure a lume di candela, uccidere lui per salvare l’altro, ma qui non c’è spazio per senni del poi o per quello che i francesi chiamano esprit de l’escalier... Aaa!

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