I quindici anni che sconvolsero il mondo da «Rok around the clock» a «Wild World» raccontati da Edmondo Berselli e Shel Shapiro, mente e braccio di «Sarà una bella società» per ricordare a chi c'era e spiegare a chi invece non c'era, cosa furono i «Favolosi anni sessanta». Spettacolo di grande successo, quasi due anni di tour tra maggio 2007 e settembre 2009, ora in libreria come libro e dvd, racconta come dai movimenti pelvici di Elvis degli anni '50 si passò ai movimenti armati degli anni '70. Usando l'arte come motivo conduttore, in particolare la più «pop» di tutte le «art», la musica leggera.
La musica infatti è sempre stata capace di fissare passaggi culturali, economici e politici meglio di qualsiasi altra forma espressiva. Basti pensare a come il melodramma ha saputo rappresentare, da Mozart e Puccini, i processi storici che hanno potato nel breve volgere di poco più di un secolo la borghesia ad affacciarsi su proscenio della storia, scontrarsi con l'aristocrazia e infine batterla e relegarla in un angolo. Lo stesso fanno Berselli, nato in provincia di Modena 58 anni fa, editorialista di «Repubblica» ed «Espresso», e Shapiro, londinese di 66 anni, calato nel '63 in Italia con il gruppo «Shel Carson Combo», presto lasciato per fondare «The Rokes». I due iniziano il loro percorso dal 1954 appunto con «Rock around the clock» di Billy Hales & his Comets, 25 milioni di copie in quattro mesi. Primo segnale con cui i giovani di allora dissero ad alta voce di non voler accettare il mondo disegnato dei loro genitori. E dall'America il «movimento» decollò come un razzo. Arrivò Elvis «the Pelvis» Prisley e tutta una serie di cantanti che inneggiavano alla libertà, anche sessuale. Soprattutto sessuale. Le loro note rimbalzarono in Europa in particolare a Liverpool dove quattro ventenni con la frangetta nel 1963 iniziarono a cantare «Love me do». Erano, inutile specificarlo, i «Beatles».
La stagione delle rivolte giovanili era ormai iniziata, si contestava tutto. E ancora una volta la svolta venne dall'America con «Blowing in the wind» di Bob Dylan che invitava apertamente a un impegno sociale più forte e intenso. Ormai, come ricorda più volte lo spettacolo, la divisione era tra «noi» e «voi», tra giovani e adulti con l'asticella posta a «quota 29». «Non ti fidare di chi ha più di trent'anni» era la parola d'ordine. Il rock si faceva anno dopo anno sempre più trasgressivo e «Let's spend the night together» dei Rolling Stones nel 1967 diventò l'inno più esplicito al libero amore. Ma anche all'emancipazione femminile. La donna aveva ormai svestito i panni dell'angelo del focolare, era protagonista insieme ai maschi dei rivolgimenti sociali e per lei il sesso era diventato non più un dovere coniugale ma un diritto. Di cui godere liberamente.
Ma la grane stagione dei sogni e della libertà stava ormai volgendo al termine, la contestazione giovanile approdava agli anni '70 perdendo lo spontaneismo, l'allegria e soprattutto la sua carica «non violenta». E colorati Sessanta dei «Figli dei fiori» si stavano stingondo nei cupi «Anni di Piombo». Non sarà un caso ma Shel Shapiro sciolsce «The Rokes» nell'agosto del 1970, pochi mesi dopo la strage di piazza Fontana, quando il movimento giovanile aveva appunto perso la sua innocenza.
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