Nelle biografie dei pittori del Rinascimento, forse proprio a causa della distanza che ci separa dal loro tempo, ci sono tanti lati oscuri, veri e propri enigmi. Nella mostra «Correggio e lantico», curata da da Anna Coliva alla Galleria Borghese, appare un lato davvero incerto che in realtà costituisce la sostanza vera e propria della mostra e il suo mistero: se cioè quellelemento ormai proverbiale della pittura del Correggio, il riferimento allantico, cioè il suo essere un vero artista neoclassico, sia una conseguenza di un ipotetico soggiorno romano oppure no.
Molti storici dellarte sono persuasi che egli abbia soggiornato a Roma attorno allanno 1518, ove si sarebbe ispirato alla classicità e a Raffaello, altri, con altrettanta convinzione, ritengono che egli non sia mai stato a Roma e che tutto il suo lato classicheggiante, cioè la componente principale della sua arte, sia una passione per larte antica che egli avrebbe conosciuto ed amato attraverso l¹opera di altri artisti che alla classicità si sono ispirati direttamente, vivendo a Roma. Soprattutto Raffaello, Giulio Romano e, per altri versi, Michelangelo e il Mantegna.
Quando il Correggio sarebbe stato a Roma, Raffaello era allapice della sua attività alla corte pontificia di Leone X e Michelangelo veleggiava su altri lidi del mondo classico, riformando lispirazione allantico nel suo stile possente. E poco dopo, con la morte del Sanzio (1520), gran parte dei suoi studi e dei suoi bozzetti neoclassici vennero ereditati da Giulio Romano, il quale di lì a poco si trasferì a Mantova portandosi dietro i disegni del suo maestro, disegni che probabilmente dovette mostrare a Correggio col quale ebbe frequenti rapporti. Lo si comprende più facilmente dai fogli esposti in gran copia nella mostra romana e che hanno una parentela assai stretta con i disegni dellUrbinate.
Ora però ci sono alcune opere del Correggio che si riferiscono chiaramente a sculture classiche senzombra di equivoco e sembra impossibile pensare che non vi si sia riferito direttamente. Ma in realtà è tutta la connotazione del suo stile che ha un taglio e unispirazione classicista, anche in quella poetica che differisce dagli artisti neoclassici del Sette-Ottocento. Lopera del Correggio, la sua sobrietà equilibrata, il suo poderoso senso delle proporzioni antiche, sia nei temi mitologici che in quelli religiosi in cui suprema è liconografia della Vergine e il Bambino nel candore della resa morbida e sfumata dei volti e delle pose, ci fa davvero supporre che non una dipendenza vi sia stata, ma una vera e propria adesione convinta ai canoni classici. Cè infatti un equilibrio nella struttura delle sue opere che non appartiene ad un nuovo stile, ma che riprende i canoni fidiaci dellopera darte più delle finezze di un Prassitele.
Il Correggio delle volte e delle cupole manifesta un equilibrio compositivo che riappare nelle opere di piccole dimensioni che sembrano exempla del rigore neoclassico. E i grandi cicli di affreschi, i capolavori indiscussi che ne assommano larte, saranno loccasione della mostra che a Parma curata da Lucia Fornari Schianchi aprirà i battenti il prossimo 20 settembre, svelando tutti gli aspetti di quelle pitture che hanno consacrato la fama imperitura e universale di Antonio Allegri, detto il Correggio.
LA MOSTRA
«Correggio e lantico», Roma, Galleria Borghese, fino al 14 settembre. Piazzale Scipione Borghese. Prenotazione obbligatoria al numero 06 32810
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.