Corsera, tutti smentiscono tranne la sinistra

Armosino (Fi): «Chi coinvolge Berlusconi punta a rendere più difficile il lancio dell’Opa»

Silvia Marchetti

da Roma

La sinistra non ci sta. Non basta la smentita in prima persona del presidente del Consiglio - rafforzata da quelle parallele degli spagnoli di Vocento e dei francesi di Bollorèé - a tranquillizzare i signori dell’opposizione sulla vicenda Rcs. L’Unione non crede alle parole del premier e fedele alla teoria del complotto è ancora convinta che il vero deus ex machina, ossia il grande burattinaio che controlla Ricucci, sia Berlusconi in persona. Insomma, il day after vede ancora una polemica implacabile, mentre l’Udc «smonta» l’articolo del Riformista dove Marco Follini parla «dell’ombra del premier»: il segretario non ha mai rilasciato nessuna dichiarazione.
Entrambi i poli rilanciano - in maniera speculare - l’esistenza di una oscura «macchinazione». Il senatore Dl Lamberto Dini è convinto che non siano i «profitti» a muovere Ricucci: «I grandi proprietari di giornali non hanno mai fatto enormi guadagni in Italia - dichiara all’Espresso - forse ha sbagliato settore d’investimento». Perciò, l’unica spiegazione è l’esistenza di «pesanti interessi politici» dietro al raider romano, che tuttavia non canterà vittoria. «Il signor Ricucci stia tranquillo - ironizza Dini - anche se assicura il contrario il suo tentativo di scalata non riuscirà, ne sono certo». Motivo? «Il patto di sindacato Rcs resterà solido» e reggerà all’offensiva di Ricucci & partners. Riprendendo le parole del premier, che si era chiesto «chi e perché ha organizzato tutto questo», Maria Teresa Armosino, sottosegretario all’Economia (Fi), è convinta che chi si ostina a «coinvolgere Berlusconi punta in realtà a rendere più difficile il lancio dell’Opa». Ossia a impedire che Ricucci & co. spodestino dal trono gli attori del patto di sindacato Rcs.
A interrogarsi sulle «ragioni» di tale patto è Renato Brunetta, viceministro all’Economia, secondo il quale «ci sono soggetti che nulla hanno a che fare con l’editoria pura». Tutti puntano il dito contro le presunte «aspirazioni» del premier ma «nessuno dice che questo patto è un patto di potere mediatico che controlla l’opinione pubblica a fini economici». Secondo Brunetta, chi attacca Ricucci «non ha le carte in regola» per farlo. I salotti buoni «con la puzza sotto il naso non possono pretendere di fare l’esame del sangue agli immobiliaristi». Si tratterebbe dunque di una guerra tra «nuovi» e «vecchi» capitalisti, un «vizio tutto italiano». Eppure, conclude Brunetta, «scalare Rcs non è reato, un atto di lesa maestà». Dopotutto, il ricambio ai vertici di banche e giornali è naturale: «Gli editori non sono mica il Papa», taglia corto il sindaco di Milano Gabriele Albertini.
Ma per il centrosinistra il Corsera rimane il mostro sacro della libertà di stampa: «Il Corriere non è una qualsiasi impresa - spiega il vice presidente Sdi Roberto Villetti - è una vera e propria istituzione e per questo la vicenda desta gravissime preoccupazioni. Non vorremmo che si arrivasse a intaccare l’autonomia che ancora esiste nella carta stampata». Insomma, dopo la Tv, Villetti teme che Berlusconi miri alla «concentrazione politico-economica» nell’editoria. Stessa preoccupazione di Pecoraro Scanio, secondo il quale «la scalata aggraverebbe il conflitto di interesse del premier». L’intervista di Sandro Bondi al Corriere in cui ribadisce il disinteresse del premier a Rcs non ha per nulla convinto l’opposizione. Paolo Cento vede «seri rischi per la libertà di stampa» e invita il premier «a spiegare in Parlamento, subito dopo Ferragosto, quali siano i suoi programmi come imprenditore». Mentre Giuseppe Giulietti, capogruppo Ds in Vigilanza Rai, si associa alla Fnsi e chiede l’intervento di Consob e Authority delle Comunicazioni. Nella querelle interviene anche la Cgil: il segretario confederale Nicoletta Rocchi ha paura di «diventare dipendente della famiglia allargata dell’attuale premier».


In ogni modo, sta di fatto che il «battibecco isterico» tra i politici «non è un bello spettacolo per il Paese», come sottolinea Francesco Giro (Fi). Ci sono cose più importanti a cui dedicare fiato ed energia e Berlusconi è «l’unico che tenta di restituire decoro alle istituzioni facendosi carico del disagio popolare».

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