Cortina in Alto Adige: sì alla secessione col 78%

Un plebiscito il cambio di regione dal Veneto al Trentino, ma il percorso resta ancora molto lungo. Intanto è già guerra tra Galan e il governatore altoatesino Durnwalder

da Belluno

Cortina vota sì e sceglie il Trentino-Alto Adige. «Ecco, un altro che non ha capito un tubo - sbotta il governatore del Veneto, Giancarlo Galan -. I referendum secessionisti sembrano fatti apposta per prendere in giro la gente, chiamata a partecipare a una messinscena che non porta da nessuna parte». Vero. Meglio dire, allora, che Cortina, desiderosa di rispolverare le proprie tradizioni ladine e incamerare i milioni di euro garantiti alle regioni a statuto speciale, vorrebbe ardentemente passare all’Alto Adige. E con Cortina lo desiderano pure i comuni di Livinallongo Col di Lana e Colle Santa Lucia dove, complessivamente, si sono avuti 3.847 sì (pari al 78,7% circa) contro i 989 no.
La percentuale dei votanti è stata altissima, superiore al 70 per cento, tetto che rende valida la consultazione essendo stato ampiamente superato il quorum 50% più uno. L’esito del referendum era scontato, anche perché il quesito stampato sulla scheda avrebbe potuto essere interpretato ancora più chiaramente: «Quanto volete pagare di tasse all’anno: 251 euro o 1.899?». E che sono gli ampezzani, imbecilli? Va bene la tradizione ladina, va bene l’impero austroungarico, ma al contribuente medio, figura mitica che non esiste ma che fa effetto, interessa assai poco della cultura. Guarda al portafogli, che col passaggio burocratico in Alto Adige diventa molto più gonfio.
A dimostrarlo c’è anche la ricerca della Cgia di Mestre (dati 2004), che ha fatto i conti e ha tradotto in matematica ciò che tutti gli abitanti delle cosiddette zone di confine hanno imparato sulla propria pelle. E cioè che i trasferimenti pro capite sono di 704 euro per la provincia autonoma di Bolzano e di 230 euro per Cortina. Ancora, le entrate tributarie (leggi Irpef, Ici e tutte le sinistre sigle che il fisco ha inventato negli anni) sono di 251 euro per Bolzano e 1.899 per Cortina. La Cgia prosegue con altri numeri sempre più convincenti, e inequivocabili (1.168 euro di entrate in conto capitale, cioè investimenti, per Bolzano, 328 euro per Cortina), che i votanti hanno utilizzato quale inevitabile guida al momento del voto. Risultato: un ovvio, prevedibile e previsto plebiscito. Dovuto all’insostenibile confronto tra regioni a statuto speciale e regioni a statuto ordinario.
Come detto, da questo referendum non deriva alcuna conseguenza pratica, anche se, prima ancora di conoscere l’esito del voto, il governatore dell’Alto Adige Luis Durnwalder aveva assicurato: «Farò tutto il possibile perché da Bolzano ci sia un parere positivo. Ma sono convinto che ci vorrebbe anche l’ok dell’Austria». Ci mancava solo questo per stuzzicare un già inviperito Galan, che ha ricordato al collega che in realtà non sono in gioco i confini di Stato. Sarà, ma puntuale è arrivata pure la soddisfazione della pasionaria Eva Klotz, che ha trovato il modo di affermare che «i sudtirolesi, se solo lo volessero, potrebbero fare in modo che lo Stato non si opponga in maniera duratura al distacco dell’Alto Adige dall’Italia».
Più pacato il sindaco di Cortina, Andrea Franceschi: «Ci voleva questo referendum perché l’allarme giungesse a Roma e mi rivolgo direttamente a Prodi e Napolitano perché si prendano carico del problema».

E di fronte a Galan che dichiara: «In caso di assenso al distacco di Cortina dal Veneto da parte del Consiglio Provinciale di Bolzano, mi rivolgerò alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea», c’è chi si è preoccupato soltanto dello sgretolamento, quello vero, franoso, delle Dolomiti. «Se andiamo con Bolzano - ha detto un anziano prima di votare sì - troviamo i soldi per fermare anche le slavine».

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