da Roma
Sedi in vie prestigiose, uffici, un sito internet perfetto e bandiere prestampate. Roba di lusso, insomma, che fino a pochi anni fa era bandita dai cortei studenteschi dove il massimo che ti potevi aspettare erano i cartoncini scritti a pennarello e magari, sempre ai margini e un po’ sdrucite, le bandiere della Fgci (i giovani del Pci) prima e della Sg (Sinistra giovanile) poi. Eppure i protagonisti dell’ultima ondata di proteste contro la riforma Gelmini sono proprio loro. I ragazzi dell’Uds, Unione degli studenti, fratelli minori dell’Udu, Unione degli universitari. E i nuovi arrivati, la Rete degli studenti. Venerdì non c’è stata manifestazioni in cui non spiccasse l’elefantino della Rete o il simbolo dell’Udu: una freccia che punta con decisione a sinistra. E il loro slogan sessantottardo, «Non è che l’inizio», è diventato quello di tutta la mobilitazione. Walter Veltroni si riferiva a loro quando ha detto che «il Partito Democratico sta con questi ragazzi».
Ma attenzione: non sono gli studenti bergamaschi che hanno bruciato il grembiulino imitando gli integralisti palestinesi. Quelli sono espressione dell’area che un tempo era l’autonomia. I ragazzi di Uds e Rete un errore di questo tipo non lo avrebbero mai commesso. Le mille implicazioni simboliche che si nascondono in un gesto del genere le sanno valutare e ci stanno attenti. Sono professionisti, perché sono andati a scuola oppure sono diretta espressione della più importante e vasta organizzazione del Paese: la Cgil. E anche finanziariamente vivono grazie al sostegno di Corso d’Italia.
E c’è da dire che non fanno nulla per nasconderlo. L’Uds è per definizione un’associazione «di ispirazione sindacale» che è «impegnata nella costruzione di una scuola pubblica, democratica, laica, solidale e antifascista». Organizzazione «indipendente», ma basta vedere dove dichiarano la loro sede per capire a chi sono vicini: viale Morgagni 27 nello stesso stabile della Filt, la Federazione dei trasporti della Cgil. In realtà i rapporti con la Cgil non sono più quelli di una volta e il «patto di lavoro» che li legava alla confederazione è stato ritirato. Dalla sede di via Morgagni, così come in quelle locali delle Camere del lavoro, sono stati «cacciati», e gli sono stati tagliati i finanziamenti. Ammontavano a 50mila euro all’anno solo per la struttura nazionale, lamentava tempo fa un militante in un blog. A prendere lo scettro di organizzazione federandosi a corso d’Italia è stata la Rete degli studenti che è domiciliata nello stesso stabile. Le due anime sono rimaste unite a livello universitario, con l’Udu che è ancora legata al sindacato di sinistra.
L’ispirazione è evidente. Il sito dell’Uds offre vere e proprie tutele sindacali, anche se su «vertenze» a misura di studente. «Ti sei beccato una sospensione o un altro provvedimento disciplinare? Il preside non ti concede le gite?». Rivolgiti al servizio Sos dell’Unione. E visto che si tratta di un’organizzazione un po’ più spostata a sinistra, c’è anche un servizio per garantire il diritto all’occupazione che si attiva se il preside «ti nega l'aula autogestita». Non manca un deresponsabilizzante «rischi la bocciatura perché sei antipatico agli insegnanti?», rivolgiti a noi. Una vera scuola di sindacato.
Non manca il proselitismo verso le classi più giovani, attraverso gruppi di 15enni, ovviamente guidati da un paio di adulti «che però non danno particolare fastidio». E poi i manuali ad uso dell’ultima mobilitazione. Quello della Rete degli studenti si chiama «kit antiballismo» e smonta le riforme del ministro Gelmini con argomentazioni che ricordano molto quelle dei sindacati senior della scuola, come quello degli insegnanti.
Ai «sindacati studenteschi» in effetti le altre organizzazioni giovanili contestano l’essere un po’ troppo vicini alle posizioni degli insegnanti. «Manifestano contro se stessi», ha commentato Francesco Pasquali del Pdl nel giorno dei cortei. Perché non è detto che gli interessi dei professori e quelli degli allievi coincidano sempre. Anzi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.