Così decollò all'improvviso la musica dei Led Zeppelin

Dal 27 febbraio arriva in Italia il lungometraggio che ripercorre l'ascesa del gruppo britannico

Così decollò all'improvviso la musica dei Led Zeppelin
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La chitarra elettrica aggressiva, la poderosa spinta di una batteria, una voce che taglia l'aria. Ma non solo. Sul palco, una gestualità che avrebbe dettato le regole a tutti, per decenni. Tuffarsi oggi nei video live dei Led Zeppelin è quasi stordente. Il rock è ormai un grande baobab all'orizzonte in una piatta savana discografica fatta di suoni dimenticabili: ebbene, alle radici di questa regale pianta ci sono indubbiamente anche loro. Ecco perché è affascinante capire come, dove e quando nacquero i mitici Led Zeppelin. A spiegarlo è Becoming Led Zeppelin, distribuito dal 27 febbraio al 5 marzo come evento speciale nelle sale italiane in esclusiva da Nexo Studios. Diretto da Bernard MacMahon e co-sceneggiato e prodotto da Allison McGourty, questo documentario è il primo film ufficialmente autorizzato sulla band considerata la scintilla dell'hard rock, tanto da fregiarsi del commento diretto degli stessi protagonisti Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones, ma anche di un contributo inedito dello scomparso John Bonham, leggenda del batterismo rock morto per alcolismo nel 1980. Il decollo del mitico dirigibile Led Zeppelin (un nome che fu consigliato a Plant & co da un certo Keith Moon di The Who) avvenne, come fan e storici ben sanno, da uno seminterrato di Soho, a Londra, ma è assolutamente coinvolgente per lo spettatore poter seguire la cronaca di un'ascesa immediata che portò la band dall'anonimato al trionfo in America, grazie alla sua titanica presenza live, e poi alla celebrazione discografica, con album e brani capolavoro, già nei primi due anni di carriera: si parla di Led Zeppelin e Led Zeppelin II, di brani come Dazed and Confused, Good Times, Bad Times, Whole Lotta Love. La storia del documentario di Bernard MacMahon non arriva al 1971, dunque alla sublime Stairway To Heaven contenuta in Led Zeppelin IV, fermandosi alla trionfale esibizione alla Royal Albert Hall del 9 gennaio 1970.

Tra i ricordi, la critica malevola del primo album della rivista Rolling Stone (I Led Zeppelin sono autoindulgenti, Page è un debole compositore, Bonham un batterista ridondante, sempre a colpire i piatti). Ma gli Zeppelin tirarono dritto.

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