Marco Lombardo
Quando dici Nokia racconti una storia che in oltre 150 anni è cambiata molte volte. Fondata sulle rive del fiume Nokianvirta in Finlandia (da qui prende il nome) dall'ingegnere Knut Fredrik Idestam, nel 1865 era una semplice segheria, eppure aveva già l'innovazione nel Dna. Non è un caso che poi sia diventata poi una cartiera, una centrale elettrica, che si sia trasformata in centro di produzione della gomma, fino ad arrivare alla componentistica per finire di essere un simbolo di tecnologia. Per quella generazione che ha conosciuto i telefonini e ha abbinato Nokia al mondo delle telecomunicazioni.
Dagli Anni '90 ad oggi molto è ancora successo, Nokia ha perso qualche treno ma ora l'ha ritrovato, grazie alla produzione di reti ti tutti i generi (mobili, fisse, ottiche e quant'altro) e agli impianti 5G in arrivo. «Saremo un partner fondamentale per tutti - racconta Massimo Mazzocchini, Ad di Nokia Italia - e un grande supporto per l'industria 4.0».
Ci racconta la trasformazione in arrivo?
«Epocale, e la difficoltà tecnologica ormai non c'è più. È tutto pronto».
L'utente medio però forse non ne ha ancora capito la portata.
«Partiamo da questo: la mole di dati da trasportare sarà sempre più ampia. Serve una rete che permetta capienza e una bassissima latenza. Ovvero deve essere velocissima».
Come si fa?
«L'ampliamento di centri cloud è uno dei punti essenziali. E anche capire subito le grandi opportunità del 5G».
Per esempio?
«Si potranno fare interventi chirurgici a distanza. Senza pericolo di interruzioni di collegamento. É un esempio».
Come si prepara Nokia?
«Con Vodafone abbiamo fatto sperimentazioni di chiamate in 5G. E abbiamo già due progetti con Tim a San Marino: siamo la prima country europea in materia».
Curiosità: operate a che a Cuba...
«Vero. lì sono molto indietro, ma cominciamo a portare la banda larga».
Tornando all'Italia: quali sono i vantaggi?
«Di benessere per la società. Ed economici. In Finlandia abbiamo già una fabbrica tutta cablata in 5G: i tempi di produzione sono passati da mesi a settimane».
E quali sono i pericoli?
«È ovvio che la difesa della privacy deve essere l'argomento primario del futuro. Su una rete del genere passa una quantità di informazioni incredibile rispetto a quella che abbiamo oggi. Queste informazioni vanno protette».
La nuova rete svilupperà l'automazione.
«Certo, ma non deve essere considerato un pericolo: sarà sempre l'uomo a organizzare il lavoro dei robot laddove la gestione manuale è complessa».
In definitiva: cambierà tutto.
«La nostra vita e il mercato. Il futuro è in mano gli operatori che diventeranno fornitori di tecnologia e di servizi. Saranno un valore aggiunto».
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