"Così si ricava calore dalle fognature e si scaldano le case"

A gara conclusa si partirà dal palazzo del Demanio e dallo stabile in via Dini

"Così si ricava calore dalle fognature e si scaldano le case"
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Dal letame, i fior. A pensarci lo sapevamo: che i diamanti prima di splendere esistono come carbonio, quanto di più cupo ci sia, e che i fiori di loto affondano le loro radici nel fango. La natura è ineguagliabile nello sfoderare esempi di trasformazione ma anche di miglioramento. Dunque, di progresso. La notizia spazzerà via pure i sensi di colpa che ci attagliano quando ci immergiamo in una vasca o ci dilunghiamo sotto la doccia. Sì perché si stanno già raccogliendo le acque delle fognature milanesi per trasformarle in energia. Da 1.600 collettori di scarico per il momento si è in grado di riscaldare e rinfrescare al 40% lo storico palazzo dell'Agenzia del Demanio in corso Monforte 32. E di arrivare a un dieci per cento in più con il complesso residenziale del Comune fra le vie Dini e Dudovich. Sono 154 alloggi costruiti negli anni '70 che potranno beneficiare di caldo e fresco, oltre che delle spese delle bollette dimezzate.

L'innovativa soluzione è possibile grazie a un progetto di MM Spa, la partecipata del Comune che da 20 anni gestisce il servizio idrico integrato. MM ha siglato un accordo con l'Agenzia del Demanio per un progetto di riqualificazione particolarmente attento alla sostenibilità. E sta lavorando anche per estendere l'innovazione al patrimonio di edilizia residenziale del Comune partendo dal complesso di via Dini. «Con l'installazione di pompe di calore la fognatura potrà diventare sorgente di energia rinnovabile e riscaldare un edificio plurifamiliare, siamo alle fasi finali del progetto, manca solo la gara per aggiudicarsi gli impianti. Se va tutto come previsto nel giro di un anno vedremo il progetto realizzato» ha anticipato l'ingegnere Francesco Mascolo, ad di MM.

L'acqua che usiamo al lavello, nelle docce, per il water, insieme alla quantità gettata dagli elettrodomestici dunque acqua sporca, intrisa di detergenti, talvolta bollente e maleodorante - restituirà altrettanta energia: solo quella, perché l'energia è materia senza la materia e non si porterà dietro né gli odori, né l'acqua (quest'ultima proseguirà il suo percorso verso i depuratori). Il tutto permetterà di «aumentare l'efficienza, ridurre le bollette energetiche e abbattere le emissioni inquinanti degli edifici, le polveri sottili». Mascolo ha poi spiegato che «si posiziona una piastra in metallo sul fondo dei collettori fognari nei punti dove le dimensioni del condotto consentono un facile accesso e dove le portate superano i 10 litri al secondo. Questi scambiatori - collegati a impianti a pompa di calore negli edifici - permettono di sfruttare il calore già contenuto nelle acque di scarico, che hanno temperature variabili tra i 14° d'inverno e i 24° d'estate. Si ottiene così un duplice risultato: il risanamento di una condotta datata e lo scambio termico con il calore che proviene dalla fogna».

MM sta anche studiando con il Politecnico quali potrebbero essere gli altri punti dell'intera rete di 1.

600 km che consentirebbero di applicare il modello ad altri edifici e quale la portata totale delle acque reflue.

Il progetto è applicato e rodato da qualche anno in alcune città svizzere, in Austria e a Parigi dove è usato anche per rinfrescare e riscaldare parte del Louvre.

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