«Così stermineremo tutti gli uccelli killer»

L’Istituto zooprofilattico di Padova ha messo a punto il regolamento cui dovrà attenersi la speciale task force addetta all’eliminazione degli animali infetti

Nino Materi

L’immagine sulla copertina ricorda uno di quei disegni ingenui, e per questo bellissimi, con cui i bambini tappezzano i muri dei loro asili: una gallina che zampetta su un prato verde e sullo sfondo una farfalla e due fiori colorati. Ma a cancellare ogni venatura poetica provvede subito il titolo del dossier: «Manuale operativo in caso di influenza aviaria».
Un documento riservato, che il Giornale è in grado di anticipare, e nel quale si spiega in dettaglio come dovranno operare le speciali squadre veterinarie di «abbattimento e disinfestazione» nell’ipotesi in cui il virus dei polli cominciasse a colpire anche nel nostro Paese.
Lo «Schema del piano di emergenza» è stato stilato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZSVe)di Legnaro, in provincia di Padova: l’IZSVe è il «centro di referenza» nazionale nei confronti della Fao e dell’Oie, i due enti maggiormente coinvolti nella gestione dell’emergenza dell’influenza aviaria dal punto di vista della sanità animale. Ma l’Istituto zooprofilattico di Padova rappresenta anche, sul fronte veterinario, il referente del nostro ministero della Salute che ha fatto proprio il «Regolamento per l’attuazione della direttiva 92/40/Cee» che istituisce misure comunitarie di lotta contro l’influenza aviaria. Il piano d’emergenza (predisposto ai sensi dell’art. 17 comma 1 del Dpr 15 novembre 1996 n. 656).
«Per polli e tacchini - recita il manuale - la morte arriva in una “camera a gas”. Due le possibili opzioni: con la prima l’anidride carbonica satura l’ambiente in 30 minuti, la morte sopraggiunge in 15 minuti; con la seconda l’acido cianidrico satura l’ambiente in 30 minuti e la morte avviene in circa 4 minuti». Previsto anche un apposito «kit di pronto intervento» per i veterinari e gli operatori addetti all’«eliminazione dei volatili infetti»: «I tecnici che intervengono per il primo sopralluogo devono lasciare l’auto lontana dall’allevamento, spogliarsi dei loro abiti, indossare tuta, copricapo, calzari, occhiali protettivi, maschera respiratoria ecc. Gli operai che lavorano nella struttura contagiata non possono, per almeno tre giorni, avere contatti con altri animali domestici».
Ma proviamo ora a immaginare uno scenario-tipo. In Italia arriva il temutissimo virus H5N1, cosa accade? Le norme varate dall’IZVe prevedono il seguente protocollo: «In caso di focolaio primario, ottenuta la conferma di laboratorio di Influenza aviaria, scattano le procedure d’emergenza atte all’estinzione del focolaio e al controllo dell’infezione nell’area colpita».
Punto uno: «Il veterinario ufficiale deve attivare l’unità mobile di disinfezione, quest’ultima si deve recare nel focolaio, posizionandosi all’entrata dell’area dell’allevamento; il luogo dove deve operare rappresenta la linea di demarcazione tra l’area infetta e l’esterno, e solo in quel punto si può accedere/uscire dall’allevamento infetto, previa autorizzazione e opportune precauzioni preventivamente stabilite a seconda del tipo di movimento».
Punto due: «In linea di massima tutti i movimenti vanno drasticamente ridotti all’essenziale, permettendo solo quelli necessari per effettuare le operazioni nell’allevamento infetto. Qualsiasi persona prima di uscire dall’allevamento deve cambiarsi completamente i vestiti, previa doccia. Le sole persone che possono accedere all’allevamento sono quelle ivi abitanti e le appartenenti alle varie squadre di lavoro per l’estinzione del focolaio».
Si precisa che «chiunque entri nel focolaio deve impegnarsi a non visitare altri allevamenti, per almeno 3 giorni dall’ultimo contatto con l’allevamento infetto, non deve possedere animali delle specie avicole e prima di entrare deve cambiarsi completamente i vestiti utilizzando quelli all’uopo destinati».


Punto tre: «Le pratiche di eliminazione degli animali devono prevedere lo stordimento, al fine di ridurre al minimo la sofferenza degli animali, e una morte immediata». Sperando che il loro sacrificio serva almeno a debellare il virus.

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