Cos'ha deciso l'ultima legislatura

In campagna elettorale se ne parla poco ma sono decine i provvedimenti adottati dal parlamento europeo in questi ultimi cinque anni: dal clima all'energia, dall'ambiente alla telefonia mobile e una maggiore attenzione allo strapotere delle lobby

Cos'ha deciso l'ultima legislatura

Bruxelles - La quasi totale assenza delle tematiche europee nella campagna per le elezioni del 6 e 7 giugno (un fenomeno non solo italiano) è paradossale se si considera che, durante la sua VI legislatura, il Parlamento europeo ha acquisito nuovi poteri, anche al di là di quanto prevedono i Trattati Ue; e ha approvato, a volte dopo averli modificati profondamente, decine di provvedimenti riguardanti la vita quotidiana dei cittadini.

Più attenzione alle lobby L’Europarlamento ha accelerato il processo di affermazione e consolidamento del proprio ruolo di co-legislatore, prestando un orecchio attento anche alle lobby economiche più potenti, più che all’interesse generale europeo. Barroso ha persino teorizzato il suo approccio, molto poco sovrannazionale e più "intergovernativo", affermando in diverse occasioni di non avere avanzato nuove proposte, anche quando sembravano utili o necessarie, perché sapeva di non poteva contare sul consenso preventivo degli Stati membri.

Braccio di ferro con la Commissione È successo, in particolare, con due degli atti legislativi che hanno caratterizzato la prima della legislatura: la direttiva sulla liberalizzazione dei servizi (ex "Bolkestein"), e il regolamento Reach, che ha radicalmente riformato il sistema di registrazione, autorizzazione e valutazione dei rischi per la commercializzazione dei prodotti chimici. In entrambi i casi, le proposte legislative iniziali, poi fortemente modificate, erano state avanzate dalla precedente Commissione di Romano Prodi. La nuova squadra di Barroso ha fatto due errori capitali, poi corretti dall’Assemblea di Strasburgo: da una parte, ha cercato di mantenere intatto il testo della direttiva Servizi, che era stato presentato dal predecessore di McCreevy (e ultraliberista come lui), Frits Bolkestein, rifiutandosi di negoziarne gli aspetti più controversi con l’Europarlamento e i sindacati europei.

Chimica, un regolamento innovativo In Italia se ne è parlato pochissimo, ma il nuovo regolamento sulla chimica, ormai in vigore, costituisce una vera e propria rivoluzione copernicana, rovesciando l’onere della prova: non saranno più le pubbliche autorità a dover dimostrare la nocività di una sostanza per poterla ritirare dal mercato; sarà, invece, l’industria che la produce che dovrà dimostrarne l’innocuità per poterla commercializzare.

Pacchetto clima-energia
Il successo più rilevante della seconda metà della legislatura è senza dubbio l’approvazione del cosiddetto "pacchetto clima-energia", nel dicembre scorso, dopo una marcia a tappe forzate di quattro mesi nelle commissioni europarlamentari e nei negoziati con il Consiglio Ue. Un successo - dovuto anche alla determinazione della presidenza di turno francese dell’Unione - che non era per niente scontato, soprattutto dopo l’arrivo imprevisto della crisi finanziaria ed economica, che aveva dato nuove armi a chi si opponeva al pacchetto o chiedeva almeno di ritardarne l’adozione. Gli obiettivi principali da raggiungere nel 2020, ormai ben noti all’opinione pubblica europea, sono riassunti dal famoso 20-20-20: diminuire del 20% le emissioni di gas-serra rispetto al 1990, aumentare del 20% l’efficienza energetica, portare al 20% la quota di consumo di energia proveniente dalle rinnovabili. Il pacchetto contiene un complesso di norme, per lo più vincolanti, che condizioneranno pesantemente le scelte economiche, finanziarie ed energetiche degli Stati membri, dell’industria e degli altri settori, nonché dei singoli cittadini.

Telefonia mobile Strasburgo ha adottato anche normative che hanno già ridotto o ridurranno le tariffe in ’roaming’ per le chiamate di telefonia mobile e la trasmissione di dati e Sms atraverso i cellulari.

In questo caso, il successo dell’Europarlamento va comunque condiviso con la Commissione europea, e in particolare con la responsabile delle Telecomunicazioni, Viviane Reding, che ha resistito alle pressioni delle lobby industriali e anche all’opposizione ideologica di quanti consideravano quasi blasfema l’idea che l’Ue potesse regolamentare le tariffe.

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