La Costituzione non è un totem

La nostra Carta costituzionale si divide in due parti. La prima contiene i grandi principi ideali sui quali di basa (si dovrebbe basare) il vivere civile degli italiani. La seconda detta le regole pratiche che realizzano questa convivenza. Nessuno – per sua e nostra fortuna – vuole cambiare i principi fondamentali della Costituzione per quel che riguarda la democrazia, la libertà di pensiero e di espressione eccetera. Se ciò accadesse, altro che scendere in piazza: bisognerebbe salire sui monti.

Non vedo invece nessuno scandalo nel ritoccare, cambiare, rivedere alcune regole della seconda parte. È già accaduto, in governi di vari colori e tendenze, e sempre accadrà. Per fortuna, aggiungo. Per fortuna perché le necessità sociali cambiano e lapolitica segue, o precede, o guida le trasformazioni. Vale, per semplificare, l’esempio di un condominio. Fra i principi fondamentali (tanto fondamentali che non occorre neppure scriverlo nel regolamento) c’è che i condomini non possono abbattere il palazzo o sue parti. Però, mettiamo che si sia sempre evitato di costruire un ascensore per non deturpare la bellezza della scala; nel frattempo gli abitanti dell’edificio sono invecchiati, ci sono alcuni nquilini in carrozzella e parecchi neonati: è molto probabile, e anche saggio, che i condomini decidano – a maggioranza – di rinunciare all’armonia della scala, la riducano e impiantino un comodo ascensore.

Badate bene che evito, apposta, di entrare nel tema specifico di cui si discute in questi giorni, la riforma della giustizia. Non dico, volutamente, che sia più o meno buona, più o meno necessaria, che serva a quello piuttosto che a quell’altro. L’idea che mi interessa affermare – e qui torniamo ai grandi principi – è che non possiamo e non dobbiamo considerare «tutta» la nostra Carta costituzionale come un totem inviolabile, cui inchinarsi senza neppure poterlo sfiorare pena il crollo del cielo sopra le nostre teste.

È un’idea rovinosa. Infatti se i grandiprincìpi non mutano, o mutano lentissimamente e per cambiamenti epocali, le necessità quotidiane sono quanto di più migliorabile e mutevole che ci sia. Lasciamo perdere la Giustizia e torniamo al nostro palazzo.

Se il regolamento dice che si ridipinge la facciata ogni cinque anni, e se qualcuno ha decorato la medesima facciata con svastiche e scritte offensive per gli abitanti, che si fa: si aspetta che passino cinque anni? Certo, è ovvio – e sarebbe bello – che tutti i condomini o almeno i tre quarti fossero d’accordo, ma se ciò non accade, forse è legittimo che a decidere sia la maggioranza.
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