«Cresce la qualità del private banking»

Parla Diego Cavrioli, presidente dell’Aipb e responsabile private banking della neonata UBI Banca La protezione, la gestione e la crescita dei grandi patrimoni

Protezione, gestione e crescita dei grandi patrimoni. Tutto questo è private banking, un servizio di consulenza di alto livello sempre più richiesto dalla clientela più esigente. Diego Cavrioli, responsabile private banking della neonata UBI Banca, nonché presidente dell’Associazione italiana private banking (Aipb), spiega scenari e tendenze di quello che risulta essere una tipologia di servizio in grande crescita.
Dottor Cavrioli, il private banking è una tipologia di servizio che non fa parte della storia della banca italiana. Ci racconta qual è la sua matrice?
«La via italiana al private banking, benché sia la tradizione anglosassone a farci da precettore, nasce dall’asset management: le banche hanno iniziato a proporre fondi di investimento, poi gestioni individuali e recentemente sono arrivate al wealth management vale a dire alla gestione coordinata e professionale di tutte le problematiche del cliente abbiente».
Ci descrive lo scenario attuale del private banking in Italia?
«In generale l’offerta di private banking in Italia è venuta delineandosi in questi ultimi anni, crescendo moltissimo anche a livello qualitativo, sia per quel che riguarda la gestione del patrimonio sia per i servizi che sarebbe errato definire collaterali, si pensi alla consulenza per la pianificazione fiscale, successoria, assicurativa, asset protection... Ci sono, tuttavia, anche dei margini di sicuro miglioramento: si pensi al fatto che circa la metà dei clienti potenziali del private banking lavora con banche che non dispongono di una struttura specializzata. Questo è sicuramente un punto d’attenzione per il settore».
Rispetto a questo quadro, in che modo si inserisce l’Associazione italiana private banking?
«L’Aipb ha, tra gli altri, l’obiettivo di creare cultura, quindi di far conoscere cosa significa un modello di servizio dedicato al cliente “private”».


Per quanto riguarda il confine tra corporate e private banking, come si porrebbe nei confronti di un cliente imprenditore che preferirebbe avere un interlocutore unico?
«Questa è una delle sfide su cui ci si interroga sia a livello di associazione sia a livello di singola banca. Nel gruppo UBI lo sviluppo delle sinergie tra i due mercati (corporate e private) è uno dei driver principali di crescita del mercato private stesso».

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