Accoglienza migranti, condannata ex-presidente di un consorzio di cooperative: ecco perché

L'ex-presidente di un consorzio impegnato nell'accoglienza migranti a Prato (Toscana) è stata condannata per inadempienza nei contratti di pubbliche forniture

Accoglienza migranti, condannata ex-presidente di un consorzio di cooperative: ecco perché
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Era finita a processo con l'accusa di frode nelle pubbliche forniture, legata alla gestione dell'accoglienza migranti in alcune strutture del territorio provinciale di Prato (in Toscana) di cui si occupava il consorzio del quale lei (in quel momento storico) era a capo. Secondo l'accusa, durante il suo periodo alla presidenza solo la metà delle risorse erogate dalla prefettura sarebbero a quanto pare effettivamente state spese per gestire i Cas. E su queste basi, è stata giudicata ieri colpevole del reato di inadempienza nei contratti di pubbliche forniture e condannata a corrispondere una provvisionale di 50mila euro al ministero dell'Interno. Protagonista della vicenda che arriva dalla città toscana è Loretta Giuntoli, all'epoca dei fatti presidente del Consorzio Astir e legale rappresentante delle cooperative Astirforma e Verdemela.

Stando a quanto riportato dalla stampa locale, tutto iniziò nel 2018, quando la donna finì agli arresti domiciliari a seguito di un'inchiesta della procura di Prato. Le indagini riguardavano inizialmente otto centri di accoglienza per migranti situati nei Comuni di Prato, Carmignano e Poggio a Caiano, gestiti proprio da Astir. Secondo gli inquirenti, il contratto stipulato da alcune cooperative del consorzio con la prefettura prevedeva l'impegno delle coop a garantire una serie di servizi agli ospiti dei centri, disponendo allo scopo un corrispettivo di 35 euro al giorno per ogni migrante ospitato. Cifre provenienti dalle casse dello Stato che, sulla base di quanto riportato dal quotidiano La Nazione, non sarebbero tuttavia state spese in toto per gli scopi indicati: a dare il via alle indagini sarebbero infatti stati alcuni cittadini di Poggio a Caiano, segnalando una serie di anomalie.

Stando alle ricostruzioni degli investigatori, ai migranti sarebbe stato ad esempio garantito un solo pasto al giorno invece dei tre previsti da contratto, mentre il servizio di pulizia dei locali sarebbe stato del tutto assente. Gli ospiti si sarebbero inoltre visti costretti ad accendere dei falò in giardino per cuocersi il cibo. E già nel luglio di cinque anni fa, cinque appartamenti adibiti all'accoglienza furono sequestrati per violazioni urbanistiche. La presidente, che si dimise nei mesi successivi, venne in buona sostanza accusata di non aver rispettato gli accordi e di aver presumibilmente tratto vantaggio dall'accoglienza. Sul banco degli imputati sono poi finiti anche Alberto Pintus e Roberto Baldini, ex-legali rappresentanti della cooperativa Humanitas, i quali sono stati assolti al termine del rito abbreviato.

Giuntoli aveva invece optato il rito ordinario e la storia si è è chiusa nelle scorse ore: per lei è stata disposta una condanna a sette mesi di reclusione (con la sospensione della pena) e 200 euro di multa, oltre al risarcimento da corrispondere al ministero costituitosi parte civile.

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