È stato davvero mosso da sentimento patriottico, o ha imbracciato le armi per scappare dalle proprie responsabilità? È la domanda che sorge spontanea sul caso di un 22enne ucraino, residente fino a pochi mesi fa nel Vicentino, accusato di aver violentato un’amica italiana nella notte tra 17 e 18 novembre 2021. Il giovane qualche mese fa si sarebbe diretto nel Paese d’origine e ha preso in braccio le armi nella guerra mossa dalla Russia. Il risultato? Non è più stato rintracciabile, anche se, a quanto pare, resta in contatto con la madre tramite social. Per l’impegno al fronte non si è presentato all’incidente probatorio, in cui avrebbe dovuta essere sentita la presunta vittima al fine di cristallizzarne la testimonianza in vista del processo. E quindi anche questo passaggio è saltato, visto che l'istituto prevede che l'accusato sia presente in aula.
Ora, mentre si verifica se l’ucraino stia scappando dal tribunale o sia impedito da cause di forza maggiore, la procura di Vicenza ha chiesto la restituzione degli atti e valuta se prendere la strada del processo ordinario, con l'accusa di violenza sessuale. Una fase di stallo che i pm dovranno risolvere a breve. La vicenda è stata riportata da Il Giornale di Vicenza il 22 febbraio. In una sera della seconda metà del novembre 2021 la ragazza – vicentina, allora appena ventenne – era uscita con alcuni amici, tra cui il giovane dell’est, appena più grande di lei. Dopo un primo convivio al bar Due Calici, la compagnia decise di spostarsi in un altro locale. La ventenne, non automunita, gli chiese un passaggio fino al secondo punto di ritrovo: lì lui l’avrebbe spinta in macchina (parcheggiata a due passi dal centro di Vicenza) e poi violentata all’interno della vettura. Scioccata, pochi minuti dopo la ragazza riferì il tutto agli amici, per poi fornire la sua testimonianza alla questura e agli operatori del pronto
soccorso che l’hanno visitata.
In base alle informazioni raccolte i magistrati – prima la pm Maria Elena Pinna, poi il fascicolo è passato all’omologa Claudia Brunino - hanno aperto un’indagine. I poliziotti si sono recati nell’abitazione del presunto stupratore per notificare gli atti, ma hanno trovato solo la mamma. Scomparso anche dall’aula. L’ipotetico violentatore-soldato, come spiegato prima, non si è presentato all’incidente probatorio, fase in cui, davanti al giudice per l’udienza preliminare, viene verificata l’attendibilità delle testimonianze fornite. C’erano tutti, meno l’imputato: i procuratori, Fernando Cogolato, avvocato della presunta vittima, e il legale dell’ucraino, Pietro Bertelle, che aveva richiesto il legittimo impedimento del suo assistito. “Sono riuscito a sentirlo solamente una volta - afferma - e mi ha sempre confermato di essere assolutamente
innocente e di non avere mai commesso alcuna violenza nei confronti dell'amica che invece lo accusa".
Visto l’esito del conflitto (ammesso che si trovi davvero in Ucraina) difficilmente tornerà
presto in Italia. Con una conseguenza inevitabile: un freno al processo (con rito ordinario potrebbe svolgersi in sua assenza). In attesa del suo ritorno gli atti sono tornati alla procura, che ora valuta come procedere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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