Presso il tribunale di Caltanissetta si è svolta la prima udienza del processo a carico di quattro agenti della Polizia di Stato accusati di depistaggio nelle indagini sulla morte di Paolo Borsellino. Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino, figli del giudice ucciso dalla mafia, oltre a chiedere la costituzione di parte civile, hanno sollecitato la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministro dell'Interno. La stessa richiesta l'ha avanzata il fratello del magistrato, Salvatore, fondatore del movimento delle Agende rosse.
"Continuiamo il nostro impegno in ogni sede e in ogni ambito alla ricerca della verità. Fiducia nelle istituzioni e nella magistratura in particolare. Questa ulteriore appendice sul depistaggio che nasce dal troncone principale costituisce una parentesi importante rispetto al coinvolgimento in quella stagione stragista, sullo sfondo, comunque, di uno scenario che sembra coinvolgere numerosi altri livelli istituzionali", ha dichiarato l'avvocato Fabio Trizzino, marito e legale di Lucia Borsellino, a margine dell'udienza. A chiedere la costituzione parte civile, davanti al gup, David Salvucci, oltre ai soggetti già indicati, ci sono anche i familiari delle vittime e coloro che sono stati accusati ingiustamente e poi scarcerati per la strage di via D'Amelio.
Tutti loro hanno chiesto la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministro dell'Interno. L'avvocato Giuseppe La Spina, si è costituito parte civile per la Presidenza del Consiglio dei ministri e per il ministro della Giustizia anche quale danneggiato dal reato, e per il ministero dell'Interno soltanto quale parte offesa. Per il momento il giudice non ha fornito risposte ma si è riservato di decidere e ha fissato la prossima udienza per il 19 settembre. "Non c'è nessuna ostilità nei confronti del Governo. Si tratta di un atto dovuto, a cui non bisogna dare assolutamente alcuna enfasi nè valenza politica", ci ha tenuto a specificare Trizzino, prima dell'inizio delle strumentalizzazioni.
"Non c'è alcuna ostilità. Ma un atto propedeutico ad una eventuale azione risarcitoria nei confronti di chi in quel momento era responsabile istituzionale", ha proseguito, spiegando la ratio che ha portato a questa decisione.
Anzi, ha aggiunto, "se c'è un governo che ha dato una mano a far luce su certi altarini, questo è stato l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Prova ne è la nostra audizione in Commissione Antimafia, cosa mai avvenuta con gli altri governi precedenti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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