Due ore e mezza di colloquio con i suoi legali. Così ha trascorso la prima giornata nel carcere di Bollate Giacomo Bozzoli, l'ex latitante arrestato giovedì nella sua villa sul Garda dopo una fuga di 11 giorni. Bocche cucite all'uscita dall'istituto di pena milanese per l'avvocato Luigi Frattini - difensore di Giacomo fin da quando a dicembre 2015 è stato iscritto nel registro degli indagati per l'omicidio dello zio Mario - e per suo figlio Giovanni. «Nessun commento», si sono limitati a dire. Ma la sensazione è che stiano già studiando le prossime mosse da compiere. L'insistenza dell'ergastolano nel ribadire la sua innocenza, anche durante la cattura giovedì scorso, fa supporre che il team legale voglia
impugnare la sentenza (definitiva) di condanna. Non c'è molto spazio di manovra, però: l'unica strada percorribile appare la richiesta di revisione del processo (come quella sulla strage di Erba appena respinta), ma solo nel caso in cui vengano presentate nuove prove mai esaminate in questi nove anni.
Su questo punta ora il 39enne, che sarà sentito la prossima settimana e che dietro le sbarre continua a ripetere: «Io qui non devo starci». Nell'effetto domino di colpi di scena che hanno contraddistinto la vicenda eccone un altro a sparigliare le carte: un memoriale scritto proprio da Bozzoli che farebbe riferimento a un misterioso testimone austriaco che lo scagionerebbe. «Sono innocente. Lo capirete leggendo quello che vi ho spedito, lì dentro ci sono le prove», ha detto l'imprenditore bresciano al procuratore Francesco Prete dopo la cattura. Dice di averne spedite tre copie dalla Francia, nessuna ancora arrivata a destinazione: una per Prete, una seconda per il procuratore generale Guido Rispoli e una terza a Roberto Spanò, presidente della Corte di assise che lo ha condannato in primo grado. Sembra l'ultimo colpo di reni di un uomo disperato, come se il processo fosse ancora in corso. Restano però
ancora tanti gli interrogativi sulla fuga di Giacomo Bozzoli e sul suo ritorno nella villa a Soiano del Lago, nel Bresciano. Sarebbero stati diversi errori compiuti dal 39enne a svelarne la presenza in casa quel giovedì, giorno della cattura: l'aria condizionata accesa, una telefonata sospetta, il frigo pieno ed effetti personali sparsi.
Il maresciallo dei carabinieri che lo ha arrestato dopo aver scoperto il nascondiglio nel cassettone del letto matrimoniale ha raccontato al Giornale di Brescia che in camera c'erano un dopobarba e, soprattutto, degli abiti simili a quelli che Bozzoli indossava all'Hard Rock resort di Marbella il 30 giugno e che si vedono nelle immagini delle telecamere dell'hotel, l'ultima traccia lasciata dall'uomo prima della scomparsa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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