"Sono stato ingannato". A quindici anni dai fatti contestati, Gianfranco Fini si dichiara vittima. "Quella dell'appartamento di Montecarlo è stata la vicenda più dolorosa per me", ha dichiarato l'ex presidente della Camera, ascoltato a Roma nel processo che lo vede imputato per riciclaggio - tra gli altri - assieme alla compagna Elisabetta Tulliani e al fratello e al padre di lei, Giancarlo e Sergio. La vicenda in questione è quella riguardante la vendita di un appartamento nel principato di Monaco, operazione effettuata nel 2008 sulla quale si sono poi concentrate le attenzioni degli inquirenti.
Fini e la vicenda della casa a Montecarlo
L'abitazione, infatti, era stata lasciata in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale e - secondo l'accusa - sarebbe stata acquistata da Giancarlo Tulliani attraverso società off-shore con i soldi dell'imprenditore Francesco Corallo, accusato di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio ed evasione fiscale. Un'operazione effettuata per l'appunto quindici anni fa per poco più di 300mila euro e che con la vendita dell'immobile nel 2015 fruttò un milione e 360mila dollari. Ascoltato in tribunale su quelle circostanze, l'ex presidente della Camera ha di fatto lanciato la patata bollente su Giancarlo Tulliani e la sorella Elisabetta.
"Sono stato ingannato"
"Sono stato ingannato da Giancarlo Tulliani e dalla sorella Elisabetta. Loro insistettero perché mettessi in vendita l'immobile. Giancarlo mi disse che una società era interessata ad acquistarlo ma non sapevo che della società facevano parte lui e la sorella: la sua slealtà e la volontà di ingannare e raggirare credo si sia dimostrata in tutta una serie di occasioni", ha dichiarato Gianfranco Fini. Davanti ai giudici della quarta sezione collegiale, l'ex presidente di An ha aggiunto di aver scoperto "solo nel dicembre 2010" che il proprietario della casa era Tulliani e a quel punto - ha spiegato - "ho interrotto i rapporti con lui".
Fini accusa la compagna Elisabetta
In tribuale, Fini si è dichiarato ferito anche dal comportamento della propria compagna Elisabetta. "Ho scoperto solo dagli atti del processo che lei era comproprietaria dell'appartamento e poi appresi anche che il fratello le bonificò una parte di quanto ricavato dalla vendita. Tutti fatti che prima non conoscevo'', ha affermato. L'ex politico ha poi sostenuto di essere stato coinvolto nel processo in seguito a "decine di dichiarazioni false fatte da Amedeo Labocetta (ex parlamentare azzurro, anch'egli imputato, ndr) per un astio politico" nei suoi confronti. Secondo Fini, tutto sarebbe nato nel 2010 quando "il clima era diventato incandescente" nel centrodestra e - ha lamentato - "agli occhi di molti ero un bersaglio da colpire''.
Ma la replica infastidita di Laboccetta non si è fatta attendere. "Fini continua a mentire pesantemente. Non ero mosso da astio. La mia è stata un'iniziativa politica, che ho descritto nei minimi particolari in un libro pubblicato nel 2015 nel quale accuso Fini e Giorgio Napolitano di aver orchestrato un vero e proprio colpo di Stato nei confronti del governo Berlusconi", ha affermato l'ex parlamentare, interpellato dall'Adnkronos. "Non ho mai ricevuto né querele né smentite.
Che lui ora dica che si trova in un processo per colpa mia o per astio, queste sono accuse risibili. Vedremo come uscirà da quella vicenda, ma nel frattempo non si deve arrampicare sugli specchi", ha concluso l'ex deputato e presidente dell'associazione culturale Polo Sud.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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