Al Sisi concede la grazia a Patrick Zaki. Meloni: "Domani tornerà in Italia"

Il presidente dell'Egitto ha comunicato la propria decisione che cancella i restanti 14 mesi di detenzione per l'attivista e ricercatore, condannato ieri a tre anni

Al Sisi concede la grazia a Patrick Zaki. Meloni: "Domani tornerà in Italia"
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Colpo di scena immediato nella vicenda giudiziaria che riguarda Patrick Zaki: il giorno dopo la sentenza di condanna a tre anni da parte del tribunale di Mansura nei confronti dello studente universitario a Bologna, l'Egitto ha deciso di concedergli la grazia. I media locali hanno comunicato questo pomeriggio la decisione assunta dal presidente egiziano, Abdel Fatah al Sisi. Il rilascio di Patrick Zaki "è previsto nelle prossime ore. Sua madre e suo zio si sono recati alla stazione di polizia di Nuova Mansura per attendere il rilascio", dice uno degli avvocati del ricercatore egiziano, Samweil Tharwat, contattato dall'agenzia Ansa. Immediata la soddisfazione di Giorgia Meloni in un videomessaggio: "Patrick Zaki ha oggi ricevuto la grazia dal presidente della Repubblica egiziana e voglio ringraziare il presidente Al Sisi per queto gesto molto importante - afferma il presidente del Consiglio -. Fin dal nostro primo incontro a novembre, io non ho mai smesso di porre la questione e ho sempre riscontrato da parte sua attenzione e disponibilità. E voglio ringraziare l'intelligence e i diplomatici, sia italiani che egiziani, che in questi mesi non hanno mai smesso di lavorare per arrivare alla soluzione auspicata". Poi, l'importante annuncio: "Domani Patrick Zaki tornerà in Italia e gli auguro dal profondo del mio cuore, una vita di serenità e di successo", conclude Meloni.

"L'Egitto ha graziato Zaki. Non è un atto casuale. È il frutto di lavoro, di rapporti, di serietà, di considerazione, di diplomazia, di senso delle Istituzioni, di rispetto. Perché c'è chi passa le giornate a criticare e c'è chi lavora". Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sul proprio profilo Twitter. "Il presidente egiziano al-Sisi ha concesso la grazia a Patrick Zaki. Grazie alla politica estera del governo abbiamo dato un contributo decisivo per liberare questo giovane studente. Risultati concreti attraverso il lavoro ed una credibilità internazionale", scrive il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, su Twitter. "Mi aggiungo ai sentimenti di sollievo e felicità espressi da tutti i gruppi in Aula, è il ritorno a casa di un a ragazzo che tutti volevano", si associa ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, prendendo la parola nell'Aula del Senato. "Questo è un grande successo del governo attuale e di quelli precedenti, grazie al corpo diplomatico che non ha mai smesso di lavorare in silenzio - ha aggiunto. - Siamo di fronte a un grande successo del governo e dell'Italia intera, ora aspettiamo presto Patrick Zaki in Italia". Matteo Renzi loda il governo italiano: "La grazia a Patrick Zaki è una bellissima notizia. Mi congratulo per la decisione con il presidente Al-Sisi e la presidente Meloni".

Il processo e la sentenza

Soltanto ventiquattro ore fa era stato emesso il verdetto secondo il quale l'attivista e ricercatore avrebbe dovuto scontare in carcere i quattordici mesi rimanenti dopo i ventiduee di carcere preventivo. Zaki era stato portato via dall'aula attraverso il passaggio nella gabbia degli imputati tra le urla della madre e della fidanzata che attendevano la sentenza all'esterno del tribunale, per un processo in cui lo studente universitario rischiava anche fino a cinque anni di detenzione per diffusione di notizie false. La sentenza della corte speciale di ieri non era appellabile e il 32enne era stato immediatamente arrestato.

L'accusa a lui rivolta era quella di avere denunciato la discriminazione dei cristiani: un verdetto che ha spinto diversi esponenti dei diritti umani ad abbandonare il "dialogo nazionale" lanciato dal governo per dare voce a tutti. Non solo, ma nelle ore successive alla condanna, c'erano stati appelli per la grazia: sia dal governo italiano che da quello statunitense. Proprio per questo motivo, non è quindi per niente da escludere che la scelta recentemente annunciata da al Sisi, quindi, non dipenda anche dalle pressioni che sono state fatte rispettivamente dagli esecutivi presieduti da Giorgia Meloni e Joe Biden. Senza dimenticare i contatti che i due Paesi hanno intrecciato da loro soprattutto in questi ultimissimi giorni, stante anche la recente comunicazione del viaggio che il presidente del Consiglio del nostro Paese intraprenderà il prossimo 27 luglio proprio verso la Casa Bianca per incontrare il capo degli Stati Uniti.

Il lunghissimo iter giudiziario di Zaki

Il caso giudiziario del 32enne Patrick George Zaki, ricercatore presso l'Egyptian Initiative for Personal Rights, era cominciato con il fermo del 7 febbraio 2020, con formalizzazione dell'arresto il giorno dopo, dopo l'atterraggio a Il Cairo. I capi d'accusa formulati nel mandato d'arresto furono: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie, propaganda per il terrorismo. Nello specifico gli vennero contestati alcuni post su Facebook. Secondo i mezzi d'informazione governativi egiziani, Zaki sarebbe attivo all'estero per fare una tesi sull'omosessualità e per incitare contro lo stato egiziano. Dopo una breve detenzione presso Talkha, il 25 febbraio Zaki venne trasferito nel carcere di Mansura.

Di rinvio in rinvio la detenzione preventiva è stata più volte prolungata per periodi prima di 15 giorni e poi di 45. Il 7 dicembre 2021, al termine della terza udienza, il tribunale ordinò la scarcerazione di Zaki, che è potuto rimanere in libertà per la restante durata del processo: la scarcerazione è stata eseguita il successivo 8 dicembre. Nella sostanza, l'intera vicenda giudiziaria è quindi durata tre anni e mezzo, di cui 22 mesi Zaki li ha trascorsi in carcere. L'accusa di "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" si basò su un articolo che avrebbe scritto nel 2019 su alcuni attentati dell'Isis e su due casi di presunte discriminazioni di copti, i suoi correligionari cristiani d'Egitto. Lo scorso 5 luglio Zaki si era laureato con il voto di 110 e lode alla magistrale Gemma in Women's and Gender studies dell'Università di Bologna.

La cerimonia di proclamazione era avvenuta in collegamento dall'Egitto, visto che il ricercatore non aveva ottenuto il permesso di andare a Bologna per discutere la tesi. Ieri la condanna; oggi - per l'appunto - la grazia.

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