"Difficile così garantire la sicurezza". La rabbia dei poliziotti per l'aggressore somalo liberato

C'è amarezza e frustrazione nelle parole del segretario del sindacato di polizia Sap dopo la messa in libertà di un somalo che ha aggredito sessualmente una donna, in quanto non è stata riconosciuta la sua pericolosità sociale

"Difficile così garantire la sicurezza". La rabbia dei poliziotti per l'aggressore somalo liberato
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Un somalo ventenne è stato arrestato la settimana scorsa a Bologna per aggressione a sfondo sessuale. È stato accusato di aver palpeggiato e pedinato una 30enne allo scopo di compiere su di lei una violenza. Non pago, quando la donna ha urlato per chiedere aiuto, lui ha tentato la fuga e ha aggredito a calci una ragazza di 20 anni accorsa in soccorso della vittima. Rintracciato dalle forze dell'ordine, è stato fermato, anche dietro il riconoscimento di entrambe le donne.

Peccato che 24 ore dopo sia stato rimesso in libertà: il pubblico ministero ha contestato l'arresto, non avvenuto in flagranza di reato e senza concrete prove dell'aggressione sessuale alla vittima. Trattandosi di uno straniero irregolare, ne è stata disposta la traduzione nel Cpr di via Corelli a Milano in attesa di espulsione. Ma il tribunale del capoluogo lombardo, competente per quel territorio, ha deciso che lo straniero doveva essere rilasciato anche da quella struttura, in quanto è un richiedente asilo e se non viene conclamata la sua pericolosità sociale non può essere rimpatriato fino a esaurimento delle pratiche. L'accusa della vittima di aggressione sessuale è finita carta straccia perché non ha potuto dimostrare il palpeggiamento, il lavoro delle forze dell'ordine è stato vano e il somalo è di nuovo per la strada, con la consapevolezza che in questo Paese è quasi intoccabile.

Davanti a questo quadro aberrante, che evidenzia ancora di più la pericolosità delle nostre città a fronte di chissà quanti soggetti di questo tipo lasciati liberi di delinquere, il sindacato di Polizia Sap non ci sta e alza la voce. "In questo modo diventa difficile garantire la sicurezza dei cittadini. Un soggetto che irregolarmente giunge nel nostro Paese e formula la richiesta di asilo non ha del pregresso, quindi, di fatto, la pericolosità sociale non è ricostruibile per nessuno di questi soggetti", fa notare il segretario generale del Sap, Stefano Paoloni. "Quante aggressioni deve compiere prima che venga stabilita la recidiva, l’abitualità, la professionalità del reato o la tendenza a delinquere?", si chiede il sindacalista. Una domanda legittima, che ogni cittadino davanti a questa storia giudiziaria inevitabilmente si pone.

"Quante volte dovrà ancora essere fermato prima che si attesti la pericolosità sociale? Noi cerchiamo di fare del nostro meglio ma servono gli strumenti adeguati", dice ancora Paoloni con evidente senso di frustrazione. Questo non è un caso limite, ce ne sono tante storie simili nel nostro Paese.

Un palpeggiamento non può essere dimostrato se non con le immagini di una telecamera e se questo avviene in una zona scoperta dalla videosorveglianza non esiste modo. L'aggressore resta impunito, libero di aggredire sessualmente altre donne, fino a quando non arriva lo stupro. Solo allora, forse, può essere punito. Ma non v'è certezza nemmeno di questo.

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