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È lungo ben 63 pagine il dossier presentato dalla difesa di Alessia Pifferi in vista dell’udienza per l’appello, che si terrà a Milano lunedì 10 febbraio, dopo il rinvio a causa di motivi di salute dell’imputata a fine gennaio. La legale Alessia Pontenani ha raccolto una quantità considerevole di documenti, tra cui relazioni relative a colloqui con i genitori, certificati medici, diagnosi psicologiche e perfino i disegni realizzati da bambina.
La documentazione, mostrata in esclusiva a Quarto Grado, porta la dicitura Ussl 73/13 e risale agli anni 1991-1992. In uno dei file del ‘92 si parla di “disarmonia evolutiva”, mentre nel 1995 viene specificato “disarmonia evolutiva sulla base di un disturbo della relazione” con una x su “turbe psichiche”.
Ma il pm ha sollevato alcuni dubbi, ordinando quindi una verifica del dossier della difesa: nelle 12 pagine dell’accusa si pongono interrogativi sull’autenticità dei documenti, ci si chiede da quale archivio provengano, perché ci siano pagine non numerate e fogli manoscritti, oltre alla documentazione appartenente a un’altra persona, nello specifico un altro bambino coetaneo dell'imputata.
Intervistata dalla trasmissione di Rete 4, Pontenani ha spiegato che “le cartelle sono in copia” e che provengono dal Policlinico di Milano e dalle scuole frequentate da Pifferi, condannata all’ergastolo a maggio 2024 per l’omicidio della figlia Diana Pifferi di 18 mesi, lasciata da sola in casa per sei giorni a luglio 2022 e morta di stenti.
Pontenani nel suo intervento ha aggiunto che quando Alessia Pifferi era assistita dalla legale Solange Marchignoli, sarebbe stata ordinata per l’imputata una risonanza magnetica “per verificare se sussista un danno a livello cerebrale”. Marchignoli, presente in studio, smentisce seccamente, anche perché afferma di aver trovato Pifferi “una persona smart, capace”: “Ti pare che io possa parlare di risonanza per una persona in carcere. Non faccio mica l’ortopedico”, ha esclamato.
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A supporto della propria tesi difensiva, Pontenani si è inoltre così espressa: “Quando è nata, questa bambina (cioè Diana, ndr) bisognava togliergliela subito. Stiamo parlando di una donna di 37 anni con una gravidanza misconosciuta, che non ha fatto un controllo prenatale, con una bambina che non ha il padre”.
La legale ha spiegato che Pifferi avesse chiamato una doula (figura assistenziale non medica e non sanitaria che si occupa del supporto alla donna durante tutto il percorso perinatale) perché non sarebbe riuscita a stare con lei la notte in ospedale. “Alessia Pifferi non è mai stata madre”: questa la chiosa della legale, che ora punta allo sconto di pena per la sua assistita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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