Caro Vincenzo,
ti confesso anche io qualcosa: nutro la tua stessa speranza e dentro di me mi scopro tifoso di questo signore, per il quale auspico una fuga di successo, nonostante sia stato condannato in via definitiva all'ergastolo, circostanza che non mi ha persuaso circa la sua colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio. E non siamo i primi a stare dalla parte di criminali. Pensa che a sinistra si tratta di un costume imperante: ad esempio, Ilaria Salis, pluricondannata, è stata candidata ed eletta grazie alla fedina penale sporca che è stata proposta agli elettori quale elemento meritorio. E la signorina se ne va in giro a dire che occupare abusivamente non sia un reato e che non tutto ciò che è legale sia giusto. Per queste affermazioni ella viene applaudita. Anzi, aggiungo altresì che la sua candidatura è stata presentata quale chance per sottrarla alla condanna e alla galera mediante il voto. Il che mi pare vergognoso. Questa è una forma di sottrazione alla giustizia non meno grave della latitanza, con l'aggravante che la discesa in campo per servire la cosa pubblica viene usata alla stregua di strumento per il perseguimento di fini strettamente personali.
Pure io ascolto opinionisti e colleghi parlare di Giacomo Bozzoli quale delinquente altamente pericoloso il quale deve essere catturato al più presto e della sua fuga come di un fallimento della giustizia, che avrebbe dovuto vigilare su di lui e non farselo scappare, magari rinchiudendolo in cella ancora prima della condanna definitiva, ossia quando ancora era da ritenersi innocente. Eppure i magistrati non hanno messo dietro le sbarre Bozzoli in quanto considerato soggetto non pericoloso per gli altri. Insomma, ammesso pure che egli abbia ucciso lo zio, cosa su cui mi è consentito dubitare, Giacomo non è da reputarsi un potenziale assassino in grado di reiterare il reato e di ammazzare ancora. Purtroppo in Italia manca una cultura giuridica e costituzionale, domina l'ignoranza in questo ambito, quindi si sfocia facilmente nel giustizialismo che è primo sintomo di questa carenza, di cui soffrono pure individui che il diritto dovrebbero masticarlo, politici e giornalisti inclusi. Mi viene la pelle d'oca quando taluni colleghi ripetono che Bozzoli doveva essere in carcere ben prima della sentenza della Cassazione. Perché? E dove sta questo fallimento della Giustizia? Per me la giustizia fallisce altrove, ad esempio, quando infligge l'ergastolo o comunque anni di gattabuia a chi è senza macchia, cosa che, come insegna la cronaca, non soltanto accade ma accade anche troppo spesso.
Allora mi chiedo: perché non è stata definita «fallimento della giustizia» la latitanza di criminali la cui pericolosità per la collettività intera era più che certificata e documentata? Mi riferisco ai terroristi rossi che per decenni hanno goduto e che di fatto continuano a godere della protezione dello Stato francese, che li ha accolti e coccolati, e anche di quella parte di società italiana composta da intellettuali altezzosi con un senso di giustizia molto personale i quali, anziché ritenerli assassini efferati, senza scrupoli, sanguinari, li hanno ritenuti e ancora li ritengono eroi da salvaguardare, i quali è bene che vivano indisturbati altrove anziché tornare in patria per saldare il debito con la giustizia. Gente che ha trucidato centinaia e centinaia di rappresentanti dello Stato, magistrati, agenti di polizia, carabinieri, ma che pure è libera e non ha fatto un solo giorno di detenzione. Ma chissà perché per molti è più inaccettabile che Giacomo Bozzoli abbia avuto l'occasione di svignarsela piuttosto che i brigatisti siano tuttora fuggiaschi.
Si dà il caso che a me indigni di gran lunga di più la fuga di questi ultimi piuttosto che quella del primo. Ma i terroristi, di cui sappiamo bene dove sono, li lasciamo dove sono e ci convinciamo che il problema della giustizia italiana sia l'irreperibilità di un Giacomo Bozzoli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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