![Fratellini morti alle Maccalube di Aragona. Ma dopo 10 anni fa non c'è colpevole](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/06/1738854463-facebook-1738848320583-7293258466416599269.jpg?_=1738854463)
Era il 24 settembre del 2014 quando Carmelo e Laura Mulone, due fratellini di 9 e 7 anni, vennero travolti da una valanga di fango e detriti per l'eruzione di un vulcanello nella riserva naturale delle Maccalube di Aragona, in provincia di Agrigento, mentre erano in gita con il loro papà, Rosario Mulone, un carabiniere di 46 anni all'epoca. Lo scorso marzo, i due dipendenti di Legambiente accusati di omicidio colposo sono stati assolti in Appello (in primo grado furono condannati a quasi 6 anni di reclusione). "Me li hanno uccisi di nuovo", dice al Corriere della Sera Giovanna Lucchese, la mamma dei due bambini.
L'assoluzione
Pochi giorni fa sono arrivate le motivazioni della sentenza di assoluzione per il direttore della riserva, l'architetto Domenico Fontana, e l'operatore del sito Daniele Gucciardo, entrambi esponenti di Legambiente, l'associazione che gestisce la riserva sulla base di un contratto stipulato con Comune e Regione, che garantisce un sussidio da 100mila euro all'anno per consentire gite scolastiche e visite guidate nell'area. "Come hanno fatto ad assolverli? Dopo dieci anni, ci dicono che forse è colpa di Comune e Regione se mancavano segnaletica, allarmi, centraline di controllo, steccati...", si sfoga il papà dei due fratellini. "Nonostante fosse maturata la prescrizione dei reati, in appello gli imputati sono stati assolti. Questa maturata prescrizione ci induce quindi ad agire nella sede civile. Non contro Legambiente, a questo punto. Ma contro la Regione e il comune di Aragona, come organi di protezione civile", puntualizza l'avvocato Roberto Guida, che assiste assieme al collega Mattia Floccher i coniugi Mulone.
Il dolore dei genitori
La piccola Laura e il fratellino Carmelo, che l'indomani di quel maledetto 24 settembre avrebbe compiuto 9 anni, rimasero per molte ore sotto la coltre di fango. Nonostante l'arrivo tempestivo dei soccorsi, per loro non ci fu nulla da fare. Una ferita ancora aperta per mamma Giovanna, che non ha potuto vederli crescere: "Oggi sarebbero al liceo e all'università". Agli inizi di febbraio è stata dissequestrata la riserva delle Maccabule. Come spiega il Giornale di Sicilia, il provvedimento è la conseguenza del mancato ricorso da parte della procura generale contro la decisione della Corte di Appello di Palermo di assolvere gli imputati (oltre ai due dipendenti di Legambiente era stato rinviato a giudizio anche un funzionario della Regione). "Che fanno? Riaprono come se nulla fosse accaduto? Vogliono che muoia qualche altro bambino?", si sfoga Giovanna. Mente il marito Rosario rivela: "Ho poi scoperto che anche i muri sapevano del pericolo, che gli scienziati raccomandavano di non fare arrivare il pubblico fin lì. Ma io ci sono andato perché non c’era un cartello o una staccionata, perché quei vulcanelli venivano offerti a noi visitatori come gioco...".
La versione dell'imputato
Sulla scorta di numerose perizie e consulenze, i giudici hanno ritenuto che l'esplosione del vulcanello fu imprevedibile e, anche se lo fosse stata, non avrebbe potuto in alcun modo essere evitata. "Il dolore è enorme pure per noi. - dice Domenico Fontana, uno dei due ambientalisti assolti - Ma se si legge bene la sentenza, viene fuori che noi non eravamo nemmeno 'imputabili' perché mancavano i presupposti. In appello hanno letto le carte e non hanno utilizzato la scorciatoia della prescrizione".
A dieci anni dalla tragedia resta solo un vuoto incolmabile per la perdita prematura dei due fratellini. Mamma Giovanna non intendere gettare la spugna, ma è dura: "Per loro è finita pure la speranza di avere giustizia".
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