“Impagnatiello vedeva Giulia Tramontano come nemica”. La consulenza choc della difesa

Per lo psichiatra, l'incontro tra le due donne costituì una "cesura di fortissimo impatto emotivo" e le 37 coltellate la concretizzazione di tale risentimento. "Percezione patologica della figura di Giulia"

“Impagnatiello vedeva Giulia Tramontano come nemica”. La consulenza choc della difesa
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L'incontro tra Giulia Tramontano e l'altra ragazza con cui aveva una relazione costuì per Alessandro Impagnatiello una "cesura di fortissimo impatto emotivo, un crollo, come dice lui, in cui il narciso patologico, il manipolatore e l'astuto controllore di due esistenze femminili da tenere al guinzaglio con bugie e sotterfugi seriali è stato smascherato e ha dovuto improvvisamente decadere dal suo ruolo". E questo indipendentemente dal fatto che l'altra ragazza sarebbe da lì a poco partita in quanto "il fatto di essere stato scoperto dalle due ha inferto una tremenda ferita narcisistica" all'imputato, "non rimediabile, né sanabile". É quanto afferma, nella sua consulenza difensiva depositata alla corte d'Assise di Milano, lo psichiatra e criminologo Raniero Rossetti, rispetto alla personaltà del barista 30enne, reo confesso dell'omicidio della compagna incinta al settimo mese di gravidanza, il 27 maggio dell'anno scorso. Sulla base delle conclusioni del perito, che verrà sentito in Aula il prossimo 10 giugno, la difesa potrebbe chiedere alla corte di procedere con una perizia psichiatrica per valutare l'eventuale vizio di mente al momento del fatto.

Nella consulenza si legge che Impagnatiello trovato soddisfazione lavorativa nel suo ruolo di barista alla moda al punto da trovarsi perfettamente a suo agio nel mondo della cafè society, scrive il perito. "Sguazzavo come un pesco nell'acqua... Davo del tu a diversi personaggi delle cronache - le parole del barista allo psichiatra durante una delle sedute in carcere - calciatori, personaggi televisivi, le cosiddette veline". Secondo il perito, l'incontro tra le due donne sarebbe stato decisivo nel fargli compiere la scelta di uccidere la compagna. "Per non soccombere al trauma" dell'essere stato smascherato, in sostanza, e "secondo le linee cliniche di cui sopra, le difese psichiche dell'imputato si sono organizzate per trovare un colpevole (o meglio una) colpevole delle sue disgrazie di maschio ridicolizzato". L'esperto nominato dalle avvocate Samanta Barbaglia e Giulia Geradini sottolinea che Impagnatiello è "portatore di importanti nuclei patologici di tipo strutturale (narcisistici, ossessivi, paranoidei) che le vicende socio-lavorative nel corso degli anni hanno amplificato e scoperchiato rispetto alle difese dell'Io e che sono alla base del reato omicidiario in addebito". "Da qui - sottolinea l'esperto - li forte risentimento (inteso non in modo generico ma in modo patologico) contro Giulia, percepita per l'appunto in modo patologico come la 'colpevole' di quanto accaduto. D'altra parte le 37 coltellate infertele nella stessa giornata poche ore dopo lo smascheramento, sembrano proprio rappresentare l'agito devastante e finale in cui tale risentimento si è purtroppo concretato".

Conclude l'esperto, che precisa di scusarsi con la famiglia della vittima per le sue affermazioni portatrici di sofferenza, che Giulia ha rappresentato quindi "la nemica, che aveva minato e poi mandato in pezzi la sua quotidianità, pompata e gonfiata dalla attività lavorativa immaginifica, dalla relazione con l'altra e dal godimento narcisistico di essere in grado di gestire le due donne, una all'insaputa dell'altra".

Per l'esperto, l'omicidio è stato "sotteso da una percezione patologica della figura di Giulia da parte di Impagnatiello che ha inciso sulla sua capacità percettiva di tale evento, compromettendone la corretta e fisiologica lettura, il cosidetto dato di realtà".

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